
Virginia Manaresi è morta a 100 anni: da staffetta venne deportata nel campo nazista di Bolzano. Il cordoglio dell’Anpi: "Ha vissuto seguendo i suoi ideali di democrazia, libertà, emancipazione".
Una testimone diretta della Resistenza: un simbolo di libertà, coraggio ed emancipazione. La città piange la scomparsa della partigiana Gina. Virginia Manaresi, deportata politica, fondatrice della sezione imolese dell’Unione donne in Italia e a lungo presidente dell’Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) locale, è morta a pochi giorni dall’80esimo anniversario della Liberazione.
Aveva raggiunto, pochi mesi fa, il secolo di vita. Era nata a Imola il 26 novembre 1924, dove lavorava come impiegata alla Caproni. Iscritta al Pci, era cresciuta in una famiglia antifascista; e tramite Elio Gollini entrò nel movimento per la Resistenza.
Fece parte dei Gruppi di difesa della donna di Imola e fondò la sezione comunale dell’Unione donne in Italia. Insieme con altri curò la pubblicazione di ‘Vent’anni’. Fu addetta sia alla distribuzione della stampa clandestina, sia ai collegamenti con gli altri movimenti per la Resistenza di sparsi sul territorio. Partecipò anche ad azioni di guerriglia.
Staffetta personale di Domenico Rivalta, venne arrestata il 29 novembre 1944. Rinchiusa nella Rocca sforzesca, subì estenuanti interrogatori e maltrattamenti. Venne poi trasferita nel carcere di San Giovanni in Monte (Bologna) dove fu registrata come maschio, errore scoperto solo il 22 dicembre 1944 quando si dispose il suo invio nel campo di concentramento di Bolzano. Qui, da prigioniera politica, fu addetta prima ai servizi della cucina che le consentirono di sottrarre bucce di patate per i compagni. Poi lavorò in officina, dove conobbe alcuni operai ferraresi che nell’aprile 1945 la aiutarono ad evadere e a raggiungere il movimento partigiano operante in Val di Non. Rientrò a Imola il 15 maggio 1945 e continuò a testimoniare per tutta la vita i valori della libertà, della giustizia, della memoria storica. Per decenni è stata un riferimento per il mondo antifascista, per l’impegno politico e sociale delle donne, per la coscienza democratica della città.
Il sindaco Marco Panieri e l’amministrazione comunale hanno espresso ieri "profondo cordoglio alla famiglia Manaresi, alla figlia Cinzia, all’Aned, all’Anpi, al mondo della memoria civile e democratica. La scomparsa di Gina – le parole del primo cittadino – ci tocca profondamente. La sua vita è stata un esempio di coraggio, coerenza e responsabilità. Una testimone diretta degli orrori del fascismo e della lotta per riaffermare un ideale di libertà. La sua voce, la sua presenza, la sua testimonianza continueranno a guidarci nel compito quotidiano di difendere i valori democratici e trasmetterli alle nuove generazioni".
Proprio ieri mattina, era prevista la conferenza stampa di presentazione delle iniziative per l’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Il Comune ha scelto di confermare l’appuntamento, dedicandolo alla memoria di Gina.
"Riteniamo, insieme all’assessore Giacomo Gambi e alle associazioni coinvolte, che sia ancora più importante oggi rilanciare il senso di queste iniziative – prosegue il sindaco Panieri –. Quando perdiamo un testimone diretto come Gina, è nostro dovere rafforzare l’impegno della Memoria, continuare il suo racconto, renderne vivo l’insegnamento".
Nelle parole di Anpi, Aned e Cidra, quella di Manaresi è stata una vita "trascorsa sempre seguendo i suoi ideali di democrazia, libertà, emancipazione". Anche la Camera del lavoro e lo Spi Cgil di Imola hanno espresso "profondo cordoglio" per la scomparsa della partigiana. "Sei stata e resterai un esempio per tutte e tutti noi di coraggio, lotta, impegno, partecipazione e memoria – affermano Stefano Moni e Angelo Gentilini, segretari rispettivamente di Cgil e Spi Cgil Imola –. Ti ricorderemo sempre con immensa gratitudine". L’ultimo saluto alla partigiana Gina giovedì, dalle 8,40 alla camera mortuaria di Imola.