REDAZIONE IMOLA

Abarth, la leggenda dello Scorpione continua

Nel libro di Renato Donati foto e storia dei modelli sport e prototipi della casa automobilistica che infiammarono anche il nostro Autodromo

Il mito dello Scorpione, dello storico marchio Abarth, è una storia iniziata nel 1949. Per la precisione, il 31 marzo, davanti al notaio Aloisi di Bologna, dove dall’accordo stretto fra Carlo Abarth e l’imprenditore bolognese Armando Scagliarini si costituì dalle ceneri del reparto corse di Cisitalia la Abarth & C. Srl, con sede sociale in via don Minzoni e sede operativa a Torino. Una storia nata e cresciuta appunto sotto il segno dello Scorpione, segno zodiacale di Carlo Abarth. Una percorso avviato con la produzione di marmitte per vetture e continuato "nelle corse dal 1957, sfruttando l’insuccesso della Fiat 500". A raccontare è Renato Donati, fra i maggiori appassionati ed esperti del marchio dello Scorpione che - dopo il libro edito nel 2017 ‘Abarth Gran Turismo da corsa’ - è tornato a giugno nelle librerie con il volume ‘Abarth Sport e Prototipi 1949-1971’. Un’impresa mastodontica che riassume foto (concesse da Actualfoto di Roberto Piccinini) e descrizioni di 39 modelli di Abarth che dagli anni Cinquanta all’inizio degli anni Settanta (nel 1971 l’azienda venne acquistata da Fiat) segnarono le competizioni automobilistiche.

"Si tratta del prosieguo di una leggenda - continua Donati, 80 anni, che è stato ed è ancora pilota e collezionista di Abarth -, iniziata sfruttando l’insuccesso della 500 Fiat poiché macchina con appena 13 cavalli e una velocità massima di 70 chilometri orari. Abarth nel 1958 notò il potenziale di questa auto e intervenendo sui modelli ne migliorò le prestazioni in pista. L’allora direttore generale di Fiat Vittorio Valletta notò questi interventi e stipulò con Abarth un accordo per cui in ogni gara in cui il marchio dello Scorpione avrebbe vinto, Fiat si impegnava a corrispondere un tot alla Abarth". Un accordo che presto iniziò a risultare ‘svantaggioso’ perché: "le scrivanie Fiat venivano subissate da telefax che riportavano i successi della Abarth in tutte le categorie" continua Donati.

Queste le memorie di un passato glorioso in pista per il marchio protagonista nelle "continue competizioni automobilistiche che si tenevano all’Autodromo di Imola. La ‘500 chilometri’ per fare un esempio, ma in quegli anni, quando il circuito era ancora un tratto cittadino, non c’era categoria in cui la Abarth non la facesse da padrona, con competizioni ‘al coltello’ lungo le curve dell’Autodromo". Pagine memorabili di agonismo puntualmente riportate nell’edizione illustrata edita da Giorgio Nada, in cui lo scrittore Renato Donati ricorda anche "i tanti piloti emiliano-romagnoli che hanno corso e vinto con Abarth. I bolognesi Vittorio Venturi, Anzio Zucchi, a Mario Casoni di Finale Emilia e Dino Govoni di Cento di Ferrara, fino ai campioni Tazio Nuvolari e Arturo Merzario. Ma anche le tante manifestazioni e corse bolognesi fuori dall’Autodromo - chiosa Donati -. Come la storica Bologna-Passo della Raticosa. Lo Scorpione ha segnato un’epoca delle corse automobilistiche, con i suoi modelli e i suoi prototipi, senza eguali".

Francesco Zuppiroli