Il calcio non è una scienza esatta e non esiste, ovviamente, una ricetta infallibile per vincere un campionato. In Italia convivono due correnti di pensiero, il cui confine è talmente labile che basta un nonnulla per cambiare prospettiva. Prendiamo ad esempio il noto giornalista partenopeo Carlo Alvino: anni fa ebbe a dichiarare che "i campionati non si vincono contro le ‘piccole’, ma battendo le ‘big’ nel faccia a faccia, dove la pressione sale e la posta in gioco è altissima…", salvo successivamente tornare sui propri passi (per carità, è lecito cambiare idea) e affermare che "la storia ci insegna che i campionati si vincono con le ‘piccole’. Gli scontri diretti? Sono importanti sul piano psicologico...".
Dunque, contestualizzando il discorso nell’ambito dell’attuale girone D di serie D, si evince dai dati che il Forlì, secondo della classe a quota 27, non ha mai festeggiato, finora, contro una diretta concorrente per la promozione (restringendo il cerchio alle prime quattro della graduatoria). Segnatamente, il Galletto ha conosciuto gli unici inciampi in trasferta contro il Tau capolista (+2) e il Ravenna terzo, che tallona a -1 Gaiola e compagni.
Sul gradino basso del podio, inoltre, è salito anche il Lentigione, capace a sua volta di imporre il segno ‘ics’ al ‘Morgagni’. Ora, al di là di arbitraggi ‘strabici’ – ma qui potremmo versare fiumi d’inchiostro –, è fattuale che il saldo con le big è quindi in rosso per una squadra, il Forlì, che nutre ambizioni di vittoria finale. Sennonchè il trend negativo con le prime è controbilanciato dal raccolto rigoglioso con la classe media e quella operaia del campionato; il motore biancorosso ha infatti palesato una cilindrata superiore a tutte le restanti compagini affrontate, con le quali la banda Miramari ha fatto quasi l’en plein: 26 punti sui 30 a disposizione.
Proprio la continuità di risultati (e prestazioni) è stata il segreto per non perdere di vista un Tau tetragono partito a razzo (7 vittorie su 7), ma che comincia a denunciare i primi segni di cedimento (8 punti nelle ultime 6), e tenere il passo del Ravenna che, dopo gli imbarazzi della gestione Antonioli, con l’avvento di Marchionni è sbocciato (5 vittorie e 1 pareggio), sprigionando tutto il potenziale devastante di una rosa faraonica.
Ci sono due dati, peraltro, che, in casa biancorossa, inducono a un cauto ma ragionevole ottimismo in chiave promozione. Il primo: il Forlì viaggia a 2,07 punti a partita, una media che, in proiezione, significherebbe concludere il campionato a quota 70-71. L’anno scorso Carpi e Ravenna totalizzarono 72 punti, ma la defenestrazione dal campionato della Pistoiese comportò l’annullamento delle gare disputate dagli arancioni e la perdita dei punti con essi conquistati, a vantaggio dei modenesi, promossi a scapito dei bizantini.
Il secondo dato è che il Forlì, nella fase discendente della stagione, avrà il vantaggio di giocare in casa gli scontri diretti con Tau e Ravenna. Un privilegio non trascurabile per chi ha l’intenzione di marcare il territorio. Ergo, al netto di improvvisi sbandamenti, una bella fetta di promozione passerà anche dai big match del ‘Morgagni’.
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