Forlimpopoli perde un pezzo di storia: "Artusiana, è il momento di smettere"

Quella che si chiamava ‘Pallacanestro’ non è iscritta a nessun campionato. "È giusto che siano i Baskérs a rappresentare il paese"

Forlimpopoli perde un pezzo di storia: "Artusiana, è il momento di smettere"

L’ultima grande festa dell’Artusiana: la promozione in serie C Silver nella stagione 2017/18. Il punto più alto per la Pallacanestro (il nome attuale è nato dopo la fusione con l’Idb Forlì) fu la finale per salire in C1 persa nel 2007

Una storia lunga sessant’anni. Sessant’anni fatti di passione, sacrifici, successi, tutti rincorrendo una palla da basket. La notizia era nell’aria da tempo, ma con la ripresa dei campionati, diventa una realtà concreta: l’Artusiana Basket Forlimpopoli non sarà ai nastri di partenza della stagione 2024/25. Una decisione sofferta, che conclude un percorso nato nel 1964 con la fondazione della Pallacanestro Forlimpopoli e proseguito con la fusione del 2005 con l’Idb Forlì che diede vita all’Artusiana di Giovanni Savio e Fabio Spagnoli, di Marco Vandelli e di Fabrizio Berto che sfiorò in due anni la C1, persa per un soffio sul parquet di Santarcangelo contro gli Angels nella primavera del 2007.

Ma la Pallacanestro Forlimpopoli è molto di più: è tradizione ed appartenenza, è la società che ha dato i natali cestistici a coach Piero Pasini e a Luca Campori (ex Unieuro, oggi capitano della Pallacanestro Livorno – per tutti Pielle – in serie B), capaci poi di calcare i massimi campionati e le più importanti piazze del basket italiano. Così come grandi giocatori quali Franco Tesoro e Maurizio Solfrizzi o Silvano Dal Seno, oltre ai già citati Savio e Spagnoli, tutti passati dai massimi livelli al parquet dell’ex Gil, la cosiddetta Bombonera, oppure al PalaPicci, il palazzetto di via del Tulipano che è casa per chiunque abbia vissuto il basket in città dagli anni ‘80 fino ad oggi.

"Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato e lo accogliamo sereni, certi di aver fatto il massimo, ma anche consapevoli del fatto che sia tempo di fermarci – racconta il presidente dell’Artusiana Basket Riccardo Vitali, in carica dall’estate 2013 e successore di grandi figure come il Maestro Averardo Picci e Antonio Zoli –. Da molti anni, ormai, avevamo iniziato il passaggio di consegne con i Baskérs Forlimpopoli, trasferendo prima il settore giovanile, poi lo scettro di prima squadra e riconoscendo in Cristhofer Gardelli e in tutto il suo gruppo di lavoro maggiori risorse, capacità e voglia di fare bene rispetto a quanto noi non ne avessimo più".

La società più giovane, i Baskérs, è oggi la prima realtà cestistica di Forlimpopoli, la seconda del territorio dopo l’Unieuro, e si accinge a disputare una C di alto livello. "Negli ultimi anni – riprende Vitali – ci siamo limitati a fare ‘solo’ un campionato senior, ma organizzare e seguire campionati regionali è comunque impegnativo, da un punto di vista di risorse economiche e di tempo. Arrivati a questo punto, vista l’età di alcuni dirigenti e gli impegni di altri, non abbiamo potuto che prendere atto di non avere più la forza di proseguire, ma siamo tranquilli perché sappiamo che il basket in città andrà avanti".

Dopo un decennio di presidenza, Vitali non ha dubbi su quale sia l’aspetto più importante della sua esperienza: "Grazie alla pallacanestro, ho avuto la possibilità di incontrare tante persone, che hanno sempre portato positività e passione nella mia vita: penso ai tanti allenatori, ai giocatori, alle persone che hanno reso viva l’Artusiana. Una menzione particolare la vorrei fare per Paolo Bartolini, Dario Ruffilli e Mario Maldini, preziosi volontari che fino all’ultimo hanno portato avanti questa realtà e che negli anni sono stati monumento di dedizione e attaccamento all’Artusiana".

Una realtà di paese, che ha anche saputo sognare in grande, ma che ha sempre fatto della sua identità il suo punto di forza: da Luciano Ruscelli al compianto Enrico Aldini, da Andrea De Carlo a Raffaele Raggi, sono mille i volti che hanno fatto la storia della prima squadra del basket cittadino. Su cui oggi si spegne la luce.

Valerio Rustignoli

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