STEFANO BENZONI
Sport

Forlì, Cinciarini gioca la carta dell’ottimismo: "Bella partita con Cantù, guardiamo avanti"

Il capitano non si fascia la testa per la sesta sconfitta: "Tante battaglie in questo campionato, ma l’importante è vincere alla fine la guerra"

Forlì, Cinciarini gioca la carta dell’ottimismo: "Bella partita con Cantù, guardiamo avanti"

Daniele Cinciarini, 41 anni, qui contro Cantù, match perso domenica 71-76 (Salieri)

Parola al capitano. Daniele Cinciarini fa il punto in casa Unieuro dopo 12 partite e mostra fiducia: "Perché questo è un campionato fatto di tante battaglie, ma l’importante alla fine è vincere la guerra".

Cinciarini come giudica la sconfitta contro Cantù?

"Nonostante il ko abbiamo giocato una bella partita, a maggior ragione se consideriamo chi avevamo di fronte: la squadra più attrezzata e più forte del campionato anche se senza uno straniero. Alla fine eravamo delusi, però l’abbiamo persa per episodi senza mai arrenderci. Non ci sta invece perdere come abbiamo fatto a Udine".

Domenica dove l’avete persa?

"Nei dettagli Cantù è stata meglio di noi. Due-tre bombe messe un metro dietro la linea dell’arco, qualche errore nostro, un po’ di mancanza di lucidità in certi momenti, qualche ingenuità. Dobbiamo ripartire dalle cose buone fatte vedere, che sono state non poche".

Dell’arbitraggio non parla?

"Preferisco concentrarmi sulle situazioni che possiamo controllare e gli arbitri non fanno parte di questo".

Come giudica finora il vostro campionato?

"Oggi siamo sei vinte e sei perse e l’unico rammarico è stata la sconfitta in casa contro Livorno, sia per i tiri liberi sbagliati, sia perché siamo stati troppo incostanti. E non abbiamo capito che questo è un campionato non solo di altissimo livello, ma dove se non sei concentrato puoi perdere contro chiunque. Poi se la rigiochiamo altre dieci volte la vinciamo dieci volte".

A oggi la darebbe la sufficienza alla sua squadra?

"Certamente. Anche perché a fronte di un campionato così e con un ritmo di incontri a cui tutti fatichiamo ad abituarci, siamo partiti costruendo una squadra con certi equilibri e con Dawson. Poi invece Dawson l’abbiamo avuto in due partite nelle prime otto e questi equilibri siamo stati costretti a modificarli giocando senza uno straniero. Ora è arrivato Perkovic a darci una mano ma anche qui gli equilibri sono stati nuovamente rimodulati. E allenandosi poco e giocando sempre diventa difficile costruire un’identità di squadra".

Tiri liberi. Perché avete una brutta percentuale in casa (70%) e notevole fuori (84%)?

"E’ un dato assurdo. Non lo so. Mi verrebbe da dire anche perché ci alleniamo poco sul nostro campo. Ma è uno specchio della mancanza di tenere la concentrazione sempre alta, della nostra parziale incostanza".

Il campionato è duro e intensissimo.

"In un mese e mezzo abbiamo già giocato 12 partite, pazzesco! E ne mancano 26... Ci vuole equilibrio come dice il nostro coach: non esaltarsi per due vittorie e non deprimersi o fare i processi per due sconfitte perché mai come quest’anno i conti si faranno alla fine".

Dawson e Perkovic?

"Su Dawson non siamo riusciti a capire che giocatore sia e cosa avrebbe potuto darci, quindi è difficile dare un giudizio. Perkovic è un buon elemento, ottimo ragazzo che da europeo si è calato subito nella nostra realtà e ci sta dando una buona mano".

In cosa dovete crescere?

"In attacco nel movimento di palla, nei tiri liberi, ma in generale direi nella lucidità nei momenti chiave e nell’essere meno incostanti nella partita".

Lei vuole sempre giocare...

"Sono fatto così. Dopo il colpo alla spalla e due notti senza dormire, sto meglio. In squadra il mantra è che si stringono i denti, si va in campo e si dà tutto".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su