Parigi, 9 agosto 2024 – Un forlivese a Parigi sotto i Cinque Cerchi della Tour Eiffel. Nel senso letterale del termine, perché il simbolo dei Giochi campeggia sul simbolo della capitale francese, e sotto c’è il campo dove si svolgono le gare del beach volley. Probabilmente la location più suggestiva di tutte, tra quelle delle Olimpiadi in corso.
Davide Crescentini è uno degli azzurri che vestono una maglia diversa, eppure ci rappresentano benissimo. Questo figlio d’arte (suo padre Maurizio è stato uno dei migliori fischietti) è uno degli arbitri del torneo di beach volley. Un ruolo perfetto per uno che nella vita fa il fonico per un service di spettacoli: “Come quando arbitro, anche nel mio lavoro se nessuno si accorge di te vuol dire che è andata bene”. Talmente bene che, da primo o da secondo, finora ha diretto la gara d’apertura tra Stati Uniti e Cuba, quelle dei gironi di qualificazione degli Usa contro Francia e Repubblica Ceca, quelle del Brasile contro Lituania, Stati Uniti ed Egitto, Francia-Spagna e Austria contro Canada e Qatar, poi gli ottavi Norvegia-Stati Uniti, Repubblica Ceca-Olanda e Brasile-Svezia.
Davide, come vive la sua presenza ai Giochi?
“Con emozione, con orgoglio, con la speranza di far bene, con tutto l’impegno necessario e possibile”.
Come si diventa arbitro di beach volley?
“Lo si diventa frequentando un corso e poi facendo esperienza. Non siamo arbitri di pallavolo, sono due corsi separati. Poi con il sostegno della Federazione si cresce fino ad affrontare il campo internazionale”.
Come ha iniziato?
“Ho cominciato facendo il raccatapalle per mio padre, Maurizio, agli inizi al Bagno Fantini di Cervia, una delle culle del beach volley italiano. E poi da lì sono andato avanti con molta fortuna e spero anche un po’ di bravura”.
Come ha affrontato la sua terza Olimpiade?
“Sono tre esperienze molto diverse. A Rio era la prima e mi sentivo dentro una lavatrice, non ho capito niente, ho solo provato a sopravvivere. La seconda, a Tokyo, durante il Covid è stata molto complicata perché eravamo tutti al chiuso e non siamo riusciti a divertirci. Stavolta sto cercando di godermela di più, un po’ con l’esperienza e un po’ per il fatto che siamo forse nella location migliore delle Olimpiadi”.
Eh. Come fa a non distrarsi e a non guardare la Tour Eiffel, mentre arbitra?
“Cerco di guardarla soltanto durante i time-out”.
Voi siete legati ai giocatori: se gli azzurri vanno avanti, voi non potete arbitrare.
“È così, ma a Rio quando i ragazzi sono arrivati in finale ho fatto tranquillamente il tifo per loro. Se ce l’avessero fatta a Parigi, non avrei avuto problemi e l’avrei rifatto”.