Forlì, 3 luglio 2024 – In mezzo al campo del Villa Romiti ieri si è giocata una partita diversa, non di basket, ma dove comunque i palleggi (e i colpi bassi) non sono mancati. Il palazzetto era stato il primo centro di raccordo di sfollati e volontari nei giorni successivi all’alluvione e, sempre qui, i cittadini avevano incontrato la struttura commissariale per i primi chiarimenti sui rimborsi; adesso il Villa Romiti è stato anche il teatro del primo consiglio comunale in un filo rosso che lo fa diventare simbolo non solo del disastro del maggio 2023, ma anche dell’intera città.
Agli spalti si è avuto accesso dalla porta laterale, dalla quale l’anno scorso si arrivava agli ambulatori di fortuna, allestiti in fretta e furia per dare risposta ai pazienti alluvionati. Da qui ieri sono passati il sindaco e i suoi 9 assessori, ma anche tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, che hanno preso posto ai piedi di una tribuna dove li osservavano circa 120 persone: alcuni cittadini dei Romiti, altri provenienti da zone diverse della città, ma anche ex candidati che le logiche del voto hanno escluso dall’assise.
Spettatori inizialmente silenti, accaldati e spaesati, ma che poi, un po’ alla volta, hanno cominciato a diventare, in qualche modo, attori anche loro del consiglio comunale: si sono alzati, ad esempio, con le prime note dell’Inno di Mameli e alcuni hanno portato la mano al cuore e hanno cantato insieme ai consiglieri, poco prima del giuramento del sindaco.
“È una grande emozione essere qui oggi ai Romiti, in un luogo simbolo della città alluvionata – ha dichiarato Zattini –. Fare il sindaco è un incarico importantissimo, che ogni volta mi trovo a ricoprire con grande onore. Voglio ringraziare tutti i forlivesi che mi hanno votato, ma anche tutti coloro che non l’hanno fatto: sono e sarò sempre il sindaco di tutti. Nel mio ruolo, infatti, bisogna essere capaci di spogliarsi di ogni casacca e fare squadra”.
Zattini ha ricordato anche l’incontro che ha avuto con il candidato sindaco del centrosinistra Graziano Rinaldini, avvenuto lunedì: “Ci siamo confrontati in maniera franca e trasparente. Terminata la campagna elettorale, ora dobbiamo ripartire insieme per il bene della nostra città”.
Il sindaco ha poi percorso i temi cardine dei prossimi cinque anni: “Con umiltà e determinazione ci accingiamo a un quinquennio di grandi sfide che ci stanno a cuore, tra le quali prima di tutto la messa in sicurezza del territorio anche in considerazione dei cambiamenti climatici, l’accelerazione dei ristori tramite la piattaforma Sfinge, la semplificazione delle procedure, le opere legate al Pnrr, il supporto alla famiglia, la conciliazione dei tempi di vita casa-lavoro, l’università, il polo aerospaziale, la questione casa e l’ambiente per pensare alla Forlì del futuro, che dovrà tornare ad essere il ‘cittadone’”.
Nelle varie fasi del consiglio, in particolare in quella più sofferta che ha riguardato l’elezione del presidente, c’è chi ha applaudito e chi ha contestato, al punto che Elisa Massa – presidente temporanea designata – ha dovuto più volte richiamare l’ordine: “Questa è una seduta ufficiale” ha detto; “E allora non dovevate organizzarla in uno ‘stadio’”, la risposta gridata da qualcuno seduto tra il pubblico.
Le prossime sedute torneranno in Comune e, se anche tra gli scranni dovessero correre delle tensioni, a esserne testimoni diretti saranno molti meno forlivesi. L’esperienza del Villa Romiti, però, anche se isolata, ha avuto il merito di offrire ai cittadini uno spaccato di ciò che succede dentro le mura del municipio, spogliando di quell’aura di sacralità operazioni e confronti che – si è visto bene ieri – spesso sono molto più prosaici di quanto si possa pensare.