Forlì, 17 luglio 2024 – Ha vinto Loris Ceredi. Il geometra 67enne di Forlì. Cambia l’ha spuntata al quarto scrutinio, al ballottaggio, con un’altalena di votazioni che lo ha visto precipitare alla seconda ad appena 5 voti.
Ce l’ha fatta lui, ce l’ha fatta la Civica, ha retto il patto di maggioranza sancito prima della 2 luglio, in occasione della seduta al Villa Romiti: alla fine, Civica, Fratelli d’Italia e Forza Italia non si sono divisi. Non ce l’ha fatta Marco Catalano, lo sfidante, che ha avuto il sostegno di Fratelli d’Italia come aveva chiesto, ma solo per uno scrutinio. Non ce l’ha fatta la Lega, la cui delusione è apparsa nuovamente evidente: aveva candidato Catalano sperando di sconvolgere i piani del resto della maggioranza, ma invano.
Il primo colpo di scena del pomeriggio c’è stato quando il capogruppo di Fratelli d’Italia Fabrizio Ragni ha dichiarato l’appoggio al collega di lista, a cui si è unita ovviamente la Lega. L’intervento di Leonardo Gallozzi, capogruppo della Civica, ha fatto capire che non c’era però nessuna intesa: “Noi voteremo Ceredi”. E proprio sul banco di fianco a lui c’era Alessandra Ascari Raccagni, ex presidente del consiglio comunale, che, presa la parola subito dopo il suo capogruppo, si è proposta: “C’è una evidente difficoltà ad esprimere un presidente. Offro la mia come una candidatura di garanzia” (ha sempre sottolineato di parlare “come Partito repubblicano”, ribadendo il sostegno a Zattini). Graziano Rinaldini, candidato sindaco del centrosinistra e coordinatore dell’opposizione, ha annunciato l’astensione di tutta l’opposizione. Stessa decisione per Forza Italia, Massimiliano Pompignoli del gruppo misto e del sindaco. Chiamato in causa dal segretario comunale dem, Michele Valli, ha risposto: “Non ritengo di intervenire su temi che non sono di mia competenza”.
La conta ha visto Catalano al primo posto: 10 preferenze ma lontanissimo dal quorum dei due terzi, quindi Ceredi 5 e Raccagni 1, con ben 17 astenuti. È il capogruppo di FdI a chiedere e ottenere una sospensione dei lavori di 10 minuti. Anche perché la votazione successiva, la terza, qualifica i candidati più votati alla quarta, poi non possono essere cambiati. Una pausa nervosa, con la maggioranza che si è riunita in sala giunta ben oltre il tempo. Dopo 30 minuti, viene invitata anche l’opposizione. Lo stop si allunga a 50. Nel frattempo in aula è comparso un vassoio di salatini che il consigliere di Fratelli d’Italia Damiano Bartolini ha distribuito al pubblico presente.
Dopo la pausa FdI abbandona Catalano e torna su Ceredi: “Abbiamo voluto dare una possibilità al nostro consigliere”, giustifica così Ragni il cambio di rotta del partito. Chi rimane fedele all’ex assessore all’agricoltura è la Lega. A quel punto, anche Forza Italia torna a votare per il geometra della Civica, anche se il proprio capogruppo, Alberto Gentili, non lesina critiche: “La città di Forlì non merita tutto questo”. Chi non cambia idea è Ascari Raccagni che per la seconda volta si candida, mentre Pompignoli segue la maggioranza e converge su Ceredi, così come il sindaco. L’opposizione para di “farsa” ed esce dall’aula. Ceredi vola a quota 17 voti, contro i 3 di Catalano e 1 di Raccagni. Ancora mancato il quorum. L’opposizione, non votando Bucci come fu fatto al Villa Romiti, lascia così la maggioranza dividersi ancora, fino alla fine. Poi rientra in aula per astenersi dando però battaglia dialettica.
Il finale, a quel punto, era scritto: Ceredi 17 , Catalano 3, la Raccagni stavolta si astiene. C’è tempo per altre polemiche, scambi d’accuse. Pompignoli, attualmente privo di una casa politica, siede vicino all’opposizione ma critica il Pd (“non potete parlare di coerenza”) e manda messaggi alla Lega (“sapete benissimo perché me ne sono andato”). Alla fine Ceredi indossa la giacca e, dall’ultima seggiola sul fondo dell’aula sale sullo scranno più alto. Restano però le divisioni che hanno segnato il difficile avvio del Zattini-bis.