Forlì, 3 novembre 2024 – Ancora cinque giorni, poi il futuro di Unieuro sarà più chiaro. Magari ancora da scrivere, ma comunque più facile da decifrare. Certo, la prima parte dell’Opa, quella decisiva, ha già espresso il suo verdetto: dal 2 settembre al 25 ottobre, Fnac Darty è salita dal 4,4 al 71,5% della società di via Maroncelli, offrendo circa 12 euro per ogni azione del colosso forlivese (9 in contanti, mentre altri 3 sono il valore corrispondente ad azioni francesi). Da domani a venerdì 8 novembre, l’Opa viene riaperta per una seconda e ultima fase, che i nuovi proprietari hanno chiesto per irrobustire il loro controllo. Il 71,5% è più della ‘soglia minima’ dei due terzi. Ma l’obiettivo, nemmeno nascosto, è di arrivare al 90%, quello che inizialmente volevano raggiungere.
Obiettivo delisting
Con la partecipazione attuale, Fnac Darty può convocare un’assemblea straordinaria e deliberare la fusione di Unieuro con una società non quotata in Borsa, facente parte della galassia del miliardario ceco Daniel Kretinsky, l’uomo che, partendo col gas nel suo Paese, ha già scalato il quotidiano francese Le Monde e Royal Mail, le Poste britanniche. A quel punto, verrebbero meno le condizioni con cui rimanere quotati in piazza Affari: è un’operazione che si chiama ‘delisting’, ed è appunto l’uscita dai listini della Borsa. Sotto il 90%, per Fnac Darty il percorso sarebbe più tortuoso e servirebbero almeno 3 o 4 mesi. Sopra, invece, il delisting è immediato.
Fattore Morgan Stanley
Il 31 ottobre la Consob (Ia società che vigila sulla Borsa italiana) ha registrato una novità: mentre Fnac Darty comprava direttamente dagli azionisti, Morgan Stanley rastrellava piazza Affari, racimolando (alla data del 23 ottobre, due giorni prima del termine dell’Opa) il 10,2% di Unieuro. Una “partecipazione rilevante” che la Consob ha reso pubblica. Morgan Stanley è un hedge fund, effettua operazioni finanziarie. Chi segue la vicenda suggerisce una possibile interpretazione: 10,2% è esattamente il numero che impedisce a Fnac Darty di arrivare al 90% per procedere celermente al delisting. La conseguenza di questa mossa? Fnac Darty potrebbe dover aumentare l’offerta (l’investimento per acquisire il 100% era inizialmente di 250 milioni), per accelerare le operazioni e convincere gli ultimi scettici: Morgan Stanley ci guadagnerebbe e con essa tutti coloro che venderanno o hanno venduto, anche nella prima fase (l’aumento è retroattivo). I francesi, dal canto loro, sanno che il fondo non non si occupa di elettronica al consumo e, dunque, non ha interesse a possedere una quota significativa ma comunque minoritaria, specie quando la società non sarà più in Borsa. È un braccio di ferro che potrebbe concludersi solo venerdì, l’ultimo giorno dell’Opa.
La scelta dei Silvestrini
Nella prima fase, un analogo potere di ‘disturbo’ ce l’aveva la holding della famiglia Silvestrini: i fratelli forlivesi Giuseppe e Maria Grazia e altri eredi. La loro partecipazione si assestava attorno al 10% e avevano fatto sapere a Bloomberg, un’agenzia specializzata in questioni economiche, che l’offerta era troppo bassa. Il 25 ottobre, contattati dal Carlino, i fondatori non hanno voluto rilasciare dichiarazioni sulla conclusione dell’Opa. Da fonti francesi, si apprende che negli ultimi giorni avrebbero comunque ceduto la loro parte. Così come l’azienda francese delle telecomunicazioni, Iliad (che aveva il 12%, la fetta più grossa prima della scalata dei loro connazionali).
Gli scenari
Entrambe le prospettive sono lontane dalla Borsa, questo era già chiaro. Con Fnac Darty al 90%, Unieuro resterebbe una società autonoma. Sotto questa quota, verrebbe fusa: non esisterebbe più quella che era nata come MarcoPolo, nel grande negozio di viale Roma. Sopravviverebbe ovviamente il marchio, come insegna nei negozi. Ma controllato fuori da Forlì e dall’Italia. Ad ogni modo, verso la metà di novembre, quando anche la seconda fase dell’Opa sarà conclusa, i francesi dovrebbero chiarire come intenderanno scrivere il futuro. A cominciare dal nuovo consiglio d’amministrazione, nel quale, stando alle dichiarazioni estive, vorrebbero privilegiare la continuità. Da valutare il ruolo dell’amministratore delegato, il forlivese Giancarlo Nicosanti, che in vari passaggi ha valutato negativamente l’Opa.