MARCO BILANCIONI
Economia

Ridolfi di Forlì, c’è una trattativa: un fondo di investimento pronto a entrare in F.A.

Ma restano altre piste. Con grande riservatezza, da mesi i privati dialogano con la società: sono italiani e avrebbero esperienza nel settore dei trasporti

Un aereo sulla pista del Ridolfi

Un aereo sulla pista del Ridolfi

Forlì, 31 ottobre 2024 – Potrebbe esserci un fondo privato di investimento nel futuro dell’aeroporto Ridolfi di Forlì. Stando alle poche, rarefatte, indiscrezioni, la trattativa va avanti da alcuni mesi e riguarderebbe un soggetto italiano, con esperienze pregresse nel mondo dei trasporti, che porterebbe con sé una compagnia aerea con cui esisterebbe una sorta di intesa pronta a scattare qualora l’affare si concretizzasse. Si tratta però ancora di una trattativa: da una parte F.A., la società di gestione, e dall’altra i potenziali investitori. Ci sono già stati incontri e altri ne sono previsti in futuro.

L’oggetto del contendere è la partecipazione azionaria alla stessa F.A.: ovviamente l’aeroporto non si può vendere, e F.A. ha un contratto di gestione trentennale. I privati possono però entrare a far parte della società. Per dirla con le parole del vicepresidente di F.A. Ettore Sansavini, pubblicate sul fascicolo nazionale del Carlino di sabato 18 ottobre, “siamo disponibili ad aprirci a investitori del settore”. Sansavini, per la verità, aveva parlato della possibile partnership di altre società aeroportuali. E questo dimostra che le possibilità sono più di una e altrettanti i tavoli su cui gli imprenditori locali stanno giocando le proprie mosse. Una di queste, per esempio, prevederebbe a breve la nomina del manager che succederebbe ad Andrea Gilardi.

In quella intervista, l’imprenditore del Gruppo Villa Maria e delle Terme di Castrocaro faceva riferimento alla nascita di un sistema regionale, che a Forlì (e non solo) viene auspicato da tanto tempo: la necessità è diventata più evidente dopo i disagi estivi occorsi ai viaggiatori del ‘Marconi’ di Bologna, un caso sollevato dallo stesso sindaco Matteo Lepore: i due maggiori candidati alle regionali (Michele de Pascale, centrosinistra; Elena Ugolini, centrodestra) sembrano intenzionati a tenerne conto. Si parlava, però, anche di un’intesa che nasca dal mercato, con la partecipazione di uno scalo nella compagine societaria del Ridolfi. Era così ai tempi della Seaf, prima che l’ex gestore andasse in crisi: per anni, la Sab (la società del ‘Marconi’) era il principale azionista. Conseguenza diretta: Forlì era la seconda pista di Bologna.

Al di fuori da ogni ufficialità, si dice che Bologna ci stia effettivamente pensando. Ma a quali condizioni? Non sbilanciarsi consentirebbe ai felsinei di iniziare una trattativa – che ancora non c’è – a condizioni più favorevoli. Anche il tempo che passa, però, è importante in una partita così delicata. E a questi scenari se ne aggiunge uno ulteriore, un altro attore potenzialmente protagonista: il fondo di investimento privato. Vero, non viene da un aeroporto. Ma nel curriculum – giurano i bene informati, pur mantenendo la comprensibile cortina di riserbo – c’è comunque una pregressa esperienza nel settore dei trasporti. A voler cercare degli indizi, proprio a questa qualità faceva riferimento Sansavini: “Né io né il mio socio siamo ’aeroportuali’ di mestiere, se qualcuno del settore è più bravo siamo disposti a farlo entrare” (il presidente, Giuseppe Silvestrini, è stato numero uno di MarcoPolo e poi di Unieuro).

Si tratta, soprattutto, di parole che manifestano la disponibilità a trattare. Non è certo una fuga: “Sia io che il mio socio ci crediamo molto... Forlì ha un aeroporto che lavora, e bene, e offre opportunità di crescita”. Il riferimento è al piano industriale (approvato dall’Enac, l’Ente nazionale aviazione civile) che prevede oltre un milione di passeggeri nel 2038, in un bacino romagnolo; al business della manutenzione e alla possibilità di allungare la pista, importante anche per i cargo. Sansavini considerava anche alcune difficoltà, ma senza pessimismo: “A essere onesti ci aspettavamo una situazione più favorevole a questo punto della gestione. Forlì ha tutte le potenzialità per crescere ed essere autosufficiente, obiettivo che ancora oggi non è stato raggiunto”. Ad ogni modo, “quello che ci preme, a me e al mio socio, è mettere Forlì nelle condizioni di funzionare e stare in piedi”. Un obiettivo che, evidentemente, l’allargamento di F.A. rafforzerebbe. Stando a quanto trapela, i ‘big’ attuali resterebbero nella società.