Forlì, 4 dicembre 2018 – Sta prendendo forma la nuova grande mostra (FOTO) che aprirà il 9 febbraio ai musei San Domenico di Forlì: il 2019 sarà dedicato all’‘Ottocento. L’arte dell’Italia tra Segantini e Hayez’. Un’esposizione con circa duecento opere: oltre ai due citati nel titolo, ci saranno i macchiaioli Silvestro Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, quelli che diventeranno futuristi come Boccioni e Balla, Maccari, Pelizza da Volpedo e le sculture di Vela.
«Non è certo la prima mostra sull’Ottocento ma vogliamo mantenere un taglio interpretativo originale – promette l’organizzatore, Gianfranco Brunelli della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì –. Ne viene fuori l’autobiografia di una nazione. Senza retorica». Certo, tra le dieci sezioni previste ci saranno le opere ispirate al Risorgimento italiano: come la ‘Ruth’ di Hayez o episodi bellici come ‘L’artiglieria toscana a Montechiaro’ di Signorini. Oppure i ritratti dei ‘padri’, da Verdi a Cavour, da Mazzini a Garibaldi. Ma, nelle tele che si susseguiranno al San Domenico («alcune enormi, quasi cinematografiche»), ci sono anche i momenti meno eroici. Come le donne che cuciono le camicie rosse dei garibaldini secondo Borrani o le vedove di guerra. E, dopo l’unità d’Italia, le scene di vita quotidiana: le vacanze, il corteggiamento, il teatro, la mondanità.
Oltre a Francesco Hayez (presente con dieci opere), l’altro grande protagonista sarà appunto Giovanni Segantini, illustre esponente del Divisionismo: «È l’ultimo momento, nella storia dell’arte, in cui viene citato il passato. Vedremo grandi paesaggi dal forte valore spirituale. Per Segantini i monti hanno lo stesso valore che assume la Provenza per Van Gogh». Un viaggio in un’Italia che, con il linguaggio dell’arte, ha affrontato – e spesso non risolto – problemi simili a quelli attuali.