Forlì, 3 settembre 2023 – ‘Romagna solatia dolce paese’: il poeta Pascoli descriveva così questo lembo di terra tra mare e colline. In una sera di fine estate si è aperta la prima giornata della kermesse ‘Cara Forlì’ dedicata alla musica romagnola per eccellenza: il liscio. Soffia leggera la brezza su una piazza Saffi gremita di appassionati e ballerini sulle note in Do sincopate dei clarinetti e dei sassofoni. Mille sedie alle spalle di Aurelio tutte prenotate da settimane; altri settecento in piedi attorno alle transenne.
L’atmosfera è di festa ma aleggia un gusto dolceamaro di "nostalgia dei vecchi tempi quando le balere erano piene", come racconta dal palco commosso Fiorenzo Tassinari detto ‘lo Stravinski della Romagna’. Mentre risuonano le note di ‘Romagna mia’ scorrono lente le fotografie color ocra del videomapping della famiglia Casadei e di Carlo Brighi in arte Zaclèn sul palazzo che fronteggia il municipio, tra San Mercuriale e la Camera di Commercio. Davanti al grande palco anche la piccola roulotte che ricorda quella con cui negli anni Sessanta Secondo Casadei portava la sua orchestra in giro per l’Italia.
Dalle transenne che delimitano il perimetro del palco si accalcano gruppi di curiosi, tra cui giovani ragazzi stranieri che battono le mani a tempo di musica. "Zaclèn e Secondo hanno lasciato l’anima negli spartiti", sottolinea Moreno il Biondo ricordando i ‘giganti del liscio’ che sono passati da Forlì, "città con una forte vocazione musicale agli inizi del ‘900 – ha spiegato sul palco lo scrittore Mario Russomanno –. Zaclèn viveva in corso Mazzini: era figlio di un ciabattino ed è stato il pioniere del liscio. Ha creato la canzone del popolo". E c’è stato modo di ricordare anche i grandi ciclisti della Romagna: Ercole Baldini e Arnaldo Pambianco, recentemente scomparsi, e Marco Pantani.
Tra un brano e l’altro è intervenuto il sindaco Gian Luca Zattini, che dopo aver ringraziato i presenti e le discendenti degli artisti, Riccarda Casadei e Barbara Petronici (erede di Brighi), ha sottolineato l’importanza della manifestazione: "Dobbiamo mantenere le tradizioni e il nostro patrimonio culturale, tra cui il dialetto, perché rischiano di scomparire. Per questo stiamo promuovendo il liscio come patrimonio immateriale dell’umanità all’Unesco". Non è mancato il pensiero all’alluvione: "Anche grazie a eventi come questo possiamo rialzarci".
Le canzoni continuano a scorrere durante la serata, lasciano ‘pennellate’ di una vita contadina fatta di duro lavoro nei campi, di fratellanza, militanza politica e amore per la propria terra. Dalle note ritmate di ‘Un bes in bicicletta’ dell’orchestra Cara Forlì creata ad hoc per l’evento, si resta nella tradizione ma con un pizzico di rock con l’ospite speciale Enrico Ruggeri.
"Il liscio è la nostra musica popolare, non ha niente da invidiare a quella popolare europea, scozzese, irlandese, francese – ha sottolineato il cantautore milanese –. Sono testi ‘meditativi’ ma con un ritmo allegro". Ruggeri da tempo promuove il valore delle orchestre tradizionali. Dopo un emozionante medley al pianoforte delle sue canzoni più famose tra cui ‘Peter pan’ e ‘Quello che le donne non dicono’ scritta da lui per Fiorella Mannoia, ha condiviso il palco con Moreno il Biondo per suonare insieme ‘Primavera a Sarajevo’ che narra l’assedio della città jugoslava negli anni Novanta. La serata si è conclusa con tutti gli artisti e gli strumenti sul palco per cantare un inno intramontabile: ‘Romagna mia’ rivisitata in versione rock.