di Marco Bilancioni
Gian Luca Zattini, sindaco di Forlì, lei si era battuto per evitare al nostro territorio l’arancione scuro. Stavolta le tocca il rosso.
"Sì. Su questi temi bisogna accettare ciò che viene deciso, anche perché è su proposta della sanità. Ma faccio fatica a condividerlo".
O non condivide per niente?
"C’è una cosa sulla quale ancora nessuno mi ha convinto. Ed è che gli untori siano gli studenti. Non è una convinzione radicata solo in Emilia-Romagna, si badi bene: fin dall’inizio, se c’è un allarme legato ai contagi si chiudono le scuole. Io credo che le scuole non siano un pericolo".
Ha visto i dati di ieri? Oltre trecento casi in provincia. E anche quindici contagi nelle scuole.
"Credo che dovremmo guardare, più che i nuovi casi, quanti sono i malati: gente con sintomi, che necessita di cure. E da questo punto di vista, dal confronto con i medici del Pierantoni-Morgagni, la nostra sanità è in allerta ma non all’ultimo buco della cintura".
Ma è stata proprio l’Ausl Romagna a proporre il rosso.
"Diciamo che è stata una misura prudenziale".
Pochi giorni fa, sul Carlino, il primario di Pediatria aveva detto che – per come era la situazione in quel momento – era giusto non chiudere le scuole. Dunque Ausl e Regione sono state troppo prudenti, secondo lei?
"Dobbiamo abituarci all’idea che con il virus ci dobbiamo convivere, visto che i tempi si stanno dilatando. La pandemia durerà ancora mesi. Non si può più ragionare come se da una parte ci fosse l’economia e dall’altra la salute".
Lei però sembra più preoccupato per le famiglie che da lunedì avranno i bambini a casa, piuttosto che per l’economia, stavolta.
"La situazione economica è drammatica. Però chiudere le scuole è una bomba atomica per le famiglie. Vorrei che l’istruzione avesse il valore di una grande fabbrica, dunque che venisse sempre tutelata. Così rischia di essere peggio la toppa del buco".
Anche il leghista sindaco di Ferrara Alan Fabbri è stato durissimo, giovedì, contro l’ipotesi di un’ordinanza regionale. C’è un’indicazione della sua maggioranza? Le è stato chiesto di tenere una linea comune sulla pandemia?
"No, assolutamente, i partiti non devono entrare in questioni sanitarie. E su temi del genere non si deve mai arrivare alla rottura con le istituzioni. Anche quando ho chiesto di evitare l’arancione scuro, mi hanno ascoltato, è vero, ma la Regione avrebbe potuto prendersi la responsabilità di non tenere conto della mia proposta".
Scusi, ma il rosso è stato deciso in serata per ‘correggere’ la decisione pomeridiana del ministero?
"No. La proposta dell’Ausl era precedente, e la Regione si era impegnata a discuterla. È vero però che anche noi ci aspettavamo una decisione diversa da Roma".
Quale poteva essere l’alternativa?
"Visto che eravamo arancioni, una stretta poteva essere applicata con ordinanze dei sindaci, concordate in tutta la regione. Avremmo potuto agire sulle attività economiche salvaguardando le scuole".
Nella primavera 2020 lei aveva chiuso i parchi. Ci sta pensando?
"No. In questi momenti così difficili non si possono mettere solo divieti, ci vuole anche un po’ di buon senso, non possiamo esasperare i cittadini".