MARCO BILANCIONI
Cronaca

Zattini-bis al via tra le tensioni. Tre assessori a Fratelli d’Italia, il consiglio a Mezzacapo. Sfiorato lo scontro con la Lega

Quattro le donne. Nella nota ufficiale, c’è l’impegno del centrodestra a votare l’ex vicesindaco. Il partito di Giorgia Meloni conferma Luca Bartolini ma è gelo col sindaco e col Carroccio.

Zattini-bis al via tra le tensioni. Tre assessori a Fratelli d’Italia, il consiglio a Mezzacapo. Sfiorato lo scontro con la Lega

Zattini-bis al via tra le tensioni. Tre assessori a Fratelli d’Italia, il consiglio a Mezzacapo. Sfiorato lo scontro con la Lega

L’ufficialità è arrivata alle 17.41 di ieri: la giunta Zattini bis è quella che era stata disegnata nella mattinata di venerdì. Vicesindaco Vincenzo Bongiorno (FdI), poi gli assessori elencati in ordine alfabetico: Luca Bartolini ed Emanuela Bassi (FdI), Kevin Bravi e Paola Casara (Civica), Vittorio Cicognani (fedelissimo del sindaco), Andrea Cintorino (Lega), Giuseppe Petetta (Forza Italia) e Angelica Sansavini (altro nome portato direttamente da Zattini). "Per l’elezione del presidente del consiglio – si chiude la nota del Comune – i partiti della coalizione di maggioranza proporranno il nome di Daniele Mezzacapo". Come era emerso 30 ore prima. Anche se nel frattempo è successo di tutto.

Prima la tensione di Jacopo Morrone: venerdì aveva lasciato il vertice di maggioranza in anticipo dopo aver capito che l’ultima offerta del sindaco prevedeva comunque Mezzacapo fuori dalla giunta. Ieri sera il quartier generale leghista pareva comunque soddisfatto, al contrario del giorno precedente. "Fanno buon viso a cattivo gioco, poteva andargli peggio", argomenta uno degli alleati. Si dice che l’ultimo motivo di divergenza sia stato ancora una volta l’ex vicesindaco: citarlo o no, in coda all’ufficializzazione. Alla fine, con quelle poche parole, gli alleati assicurano alla Lega che lo voteranno. A maggior ragione perché il percorso sarà accidentato: fonti di maggioranza danno per scontato che si dovrà arrivare al quarto scrutinio – a maggioranza semplice – per eleggerlo, senza i voti dell’opposizione. Se non si raggiungessero i due terzi, il consiglio dovrebbe essere ri-convocato.

L’aspetto forse più clamoroso è che, a quanto trapela, alcuni partiti avrebbero preferito lo scontro col Carroccio: ritirare l’offerta a Mezzacapo, spingendo il simbolo di Alberto da Giussano fuori dalla coalizione. Mossa che avrebbe liberato posti in giunta e probabilmente altri consiglieri. "In quello scenario, il capogruppo uscente della Lega Massimiliano Pompignoli non avrebbe seguìto il suo partito", è la previsione di una figura di primo piano. A frenare l’incidente sarebbe stato il sindaco Gian Luca Zattini. Che aveva incontrato i partiti lunedì e venerdì, ma ieri ha scelto di restare fuori dal vertice ‘definitivo’.

In questo quadro di tensioni incrociate, si aggiunge poi il gelo di Fratelli d’Italia: dal partito di Giorgia Meloni trapela irritazione per aver perso la presidenza del consiglio comunale. Anche se l’insistenza di Morrone sul nome di Mezzacapo ha fatto sì che a Fratelli d’Italia siano toccati tre assessori anziché i due di cui si parlava una settimana fa. Ciò che non ha convinto FdI è proprio il fatto che Morrone, alla fine, abbia ottenuto in qualche modo ciò che chiedeva.

Nonostante tutto, Zattini ha ‘benedetto’ il parto: "Sono soddisfatto del quadro di sintesi che è emerso dal lavoro portato avanti insieme ai partiti e alle forze civiche che sostengono la maggioranza – è stato il suo commento diramato dal Comune –. Questa nuova giunta è ricca di competenze personali, di esperienze politiche e tecniche di rilievo, di contatti proficui con la società civile, con il mondo del lavoro e dell’imprenditoria, con i territori". Tre assessori per il partito più votato, Fratelli d’Italia (19,2%), due per la Civica (14,5%), uno per la Lega (8,7%), uno per Forza Italia (7,2%). Quattro le donne.

Il sindaco, oltre al quarto mandato di Vittorio Cicognani (due a Meldola più quello appena concluso a Forlì), ha potuto indicare Angelica Sansavini, ‘anima’ di Domus Coop e con importanti agganci in seno alla Fondazione Carisp. I componenti della giunta senza tessere di partito, compreso Zattini, sono la metà: 5 su 10 (il totale sale a 6 su 12 contando l’ex primario Claudio Vicini – consulente per la sanità – e la guida dall’assise municipale). Cinque anni fa, con un assessore in meno, erano 5 su 9. È cresciuto dunque il peso dei partiti, e in particolare della componente di destra: 2 leghisti nel 2019, nessuno di FdI, ora 4 totali.

È uscito di scena, com’era chiaro man mano che saliva la temperatura politica, l’assessore alla cultura Valerio Melandri. Un ‘civico’ senza tessere che Zattini avrebbe speso in extremis, secondo i ben informati, sarebbe stato Enrico Imolesi, segretario della Uil Forlì. Altri due nomi, rimasti però coperti, erano di donne. Nelle ultime ore ci sono stati vari tentativi di cambiare assetto: per esempio se Paola Casara avesse assunto il ruolo di vicesindaco, oppure se in giunta al posto di Kevin Bravi fosse entrata Lucia Crispino (28 anni, presidente dei giovani di Confartigianato, ha raccolto 296 voti). O magari se la Civica avesse preso la presidenza del consiglio, cedendo un posto ai partiti. Alla fine, però, lo schema è rimasto quello di venerdì. Con la sensazione che molti dei protagonisti si siano alzati dal tavolo più scontenti di prima.