SOFIA NARDI
Cronaca

Via Locchi ancora blindata Lavori in corso dopo il disastro "Ma qui il tempo si è fermato"

Ancora pesanti i danni da riparare ai Romiti e in particolare nella strada simbolo dell’alluvione, ancora impraticabile. Addetti all’opera sulle fognature nei crateri ancora da chiudere sulla carreggiata.

Via Locchi ancora blindata  Lavori in corso dopo il disastro  "Ma qui il tempo si è fermato"

Via Locchi ancora blindata Lavori in corso dopo il disastro "Ma qui il tempo si è fermato"

di Sofia Nardi

Dall’alluvione del 16 maggio sono trascorsi due mesi. Anche lo dice il calendario, però, il tempo è relativo: in alcune zone della città i giorni sono trascorsi molto più lentamente. È il caso, ad esempio, del quartiere Romiti, in particolare della zona tra via Locchi e via Nervesa. Qui l’acqua esondata dal Montone non ha solo invaso le abitazioni, ma anche fatto collassare il sistema fognario, scavando dei crateri in mezzo alla carreggiata. Tanti forlivesi prima dell’alluvione non conoscevano nemmeno via Locchi, una strada residenziale, priva in pratica di aziende e negozi: ora tutti la conoscono come la strada delle voragini. Ma, a sessanta giorni dal disastro, cosa è cambiato?

In via Locchi fervono i lavori. I camion stanno scavando incessantemente il terreno per ripristinare le tubature compromesse. Gli operai indossano stivali coperti di melma, proprio come nei primi giorni dopo l’alluvione. Via Nervesa è chiusa al traffico. Qui i lavori sono in stato più avanzato, infatti l’asfalto collassato è già stato completamente rimosso e le voragini sono state chiuse, ma la strada è tuttora impraticabile.

Procedendo verso il fiume, di fronte alle case sono ancora tante le persone al lavoro: c’è chi rimuove fango secco dal cortile, chi lava mobili incrostati con l’idropulitrice, chi scalpella via il limo incrostato dalle pareti esterne. Al civico 8 di via Locchi si trova un altro luogo diventato emblematico del disastro: il condominio che è stato completamente evacuato il 21 maggio, a pochi giorni dalla piena. "Le dodici famiglie che vivono qui – racconta Veris Fiamenghi, uno dei residenti – sono state svegliate alle 3 del mattino dai vigili del fuoco. Ci hanno detto di prendere su l’occorrente per due giorni e lasciare la nostra casa perché in strada si erano aperti dei buchi e la stessa tubatura che aveva ceduto passava anche sotto l’abitato".

Quei due giorni si sono trasformati in un mese: "Siamo potuti rientrare il 22 giugno e a quel punto ci siamo messi all’opera per ripristinare il condominio. Abbiamo rimesso in sesto gli impianti e ripulito i garage. L’ascensore, purtroppo, non funziona più". L’acqua qui ha superato i tre metri di altezza, ma ha investito soprattutto le cantine e le aree comuni, risparmiando le abitazioni. "Ci hanno detto che l’edificio correva pericoli strutturali, ma in realtà, fortunatamente, non abbiamo avuto danni di questo tipo. Ora, però, il problema è un altro – spiega Fiamenghi –. Il Comune, infatti, ci ha permesso di rientrare a delle condizioni difficilmente sostenibili per noi".

La prima condizione è che "teniamo monitorato il fabbricato per mezzo di periodici sopralluoghi di un ingegnere, cosa che stiamo facendo a spese nostre e già questo non ci sembra troppo corretto". Ma il vero problema riguarda, ancora una volta, le fognature: "L’amministrazione – va avanti Veris – chiede a noi condomini di intervenire sul collettore che passa sotto il condominio. Le fognature, però, non sono di nostra competenza, bensì del Consorzio di Bonifica, che è proprietario del terreno, e del Comune, che in passato l’ha tombato. Per ora l’ordinanza è stata sospesa, ma continua a pendere sulle nostre teste come una spada di Damocle: per noi sarebbe un costo eccessivo e ingiusto".

Per gli abitanti del quartiere, poi, resta la minaccia dell’argine: "Sappiamo che si è rotto anche a causa di un tubo di metallo, residuato di qualche lavoro non completato, che sporgeva e che ha fatto da leva all’acqua. Questa è la prova che vanno riadattati gli argini e si devono prendere provvedimenti seri e rapidi, altrimenti quello che è successo in maggio potrebbe succedere ancora".