Forlì, 18 gennaio 2024 – “Finché eravamo Unione a 15, le caratteristiche erano diverse. Erano tante anche le difficoltà, ma in qualche modo si riusciva ad andare avanti. Il distacco di Forlì ha inferto all’Unione un colpo al cuore". Secondo Francesco Tassinari, attuale presidente dell’Unione della Romagna Forlivese e sindaco di Dovadola, questo è in sintesi il principale problema che ha bloccato e continua a bloccare gli ingranaggi della gestione dell’ente, che è nato esattamente dieci anni fa dalle ceneri delle comunità montane di Predappio e dell’Acquacheta e dai comuni di Forlì e della pianura. In quel momento, era l’unione più grande d’Italia. E la stessa Forlì era il Comune con dimensioni record tra quelli consorziati con altri.
Presidente Tassinari, perché Forlì era fondamentale per la vita dell’Unione?
"Perché quando c’era bisogno, interveniva sempre a metterci una toppa, specialmente a livello economico".
Insomma, dopo lo strappo di Forlì, vi sentite più soli?
"Sì, perché non abbiamo più quell’aiuto. Infatti, dove non arrivava la struttura dell’Unione, interveniva Forlì sia con gli uffici sia con i fondi".
Le principali difficoltà attuali?
"Tutti i servizi sono in sofferenza. Se qualcuno del personale va in pensione, per esempio, non si trova chi lo sostituisca, non solo per la scarsità di risorse, ma anche perché lavorare nel privato è più appetibile".
Perché anche la polizia municipale ha espresso più volte i propri disagi, arrivando perfino allo sciopero?
"Gli agenti sono sottorganico e non riescono a coprire il servizio nei 14 Comuni".
Perché non ne assumete altri?
"Farlo vorrebbe dire caricare di un peso economico ulteriore i Comuni, specialmente i più piccoli, che non sarebbero in grado di sopportare".
Quindi a dieci anni dalla nascita dell’ente, qual è un suo bilancio generale?
"Purtroppo molto problematico, per non dire negativo: non solo per la situazione economica e generale, ma ciò si percepisce anche da segnali molto più semplici".
Per esempio?
"Spesso è difficile tenere la giunta o il consiglio, perché si raggiunge a fatica il numero legale".
In questa situazione complicata, secondo lei qual è il futuro dell’Unione?
"Stiamo aspettando che la Regione, entro alcuni mesi, modifichi la legge sulle Unioni, perché attualmente la nostra è troppo grande e disomogenea".
Sta dicendo che dall’attuale Unione ne potrebbero sorgere diverse, due o più?
"Sto dicendo che, una volta cambiata la legge, s’incomincerà a discutere su come ridisegnare le eventuali Unioni".
Qualche ipotesi?
"Si potrebbero unire i comuni della pianura, quelli della media collina e quelli della montagna; oppure quelli delle vallate Est e quelli delle vallate Ovest. Comunque sia, ci sarà bisogno di un po’ di tempo per discutere fra gli amministratori, alla luce anche di questi dieci anni di esperienza nell’Unione a 15 e poi a 14".
I tempi per questo percorso?
"A giugno ci sono le elezioni amministrative nella maggioranza dei comuni. Poi c’è l’estate".
Quindi l’autunno potrebbe portare frutti maturi?
"Probabilmente entro fine 2024 si potrebbe iniziare a parlarne per sbrogliare questa intricata matassa. L’obiettivo finale è migliorare i servizi, che è la risposta attesa dai cittadini".
Più facile fare il sindaco di Dovadola o il presidente dell’Unione?
"Più difficile fare il presidente, perché nell’Unione un problema di un comune va moltiplicato almeno per 14 volte".