Ancora tre giornate, decisive per il futuro di Unieuro: alle 17.30 di venerdì, l’Opa di Fnac Darty sarà terminata. Il colosso francese dell’elettronica al dettaglio vuole comprare l’omologo italiano (leader del mercato tricolore) per formare un’unica grande società transnazionale, attiva anche in Spagna, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Dal 2 settembre a ieri sera sono passate di mano 2,2 milioni di azioni, pari all’11,4% del montante. Lunedì sera era l’8,8%: ieri i francesi hanno acquisito oltre 500mila azioni. Ma, per capirsi, il totale sfiora i 20 milioni. L’obiettivo degli acquirenti, la cosiddetta ‘soglia minima’, è di superare i due terzi: il 66,7%. Il 7 ottobre i francesi hanno ridotto la percentuale dal 90%, rendendo più facile il controllo di Unieuro, dimostrando così, come hanno dichiarato, "la ferma determinazione di portare a termine l’operazione". Ma cosa succederà davvero?
I CALCOLI
Nonostante l’assenza di dichiarazioni ufficiali, ci sono stati evidenti riscontri della volontà di Iliad: la società delle telecomunicazioni, a sua volta francese, è il maggior azionista col 12%. I due rappresentanti in cda, Benedetto Levi e Giuseppe Nisticò, hanno votato ‘sì’ quando il consiglio doveva esprimersi sulla congruità dell’offerta e perfino sul piccolo ma simbolico quantitativo di azioni direttamente controllate da Unieuro (lo 0,34%). Questo è indice del fatto che Iliad è destinata a perfezionare la cessione delle quote. Allo stesso modo, dovrebbe agire Amundi, fondo controllato da altri francesi, la banca Credit Agricole: un altro 5%. Considerando che Fnac Darty ha iniziato la scalata dal 4,4% e ora sfiora il 16%, si arriva all’incirca al 33%. Resta un 34% da raccogliere sul mercato in pochissimi giorni, un altro terzo in gran parte parcellizzato in piccolissime partecipazioni. I cui proprietari sono rimasti finora piuttosto freddi.
IL FRONTE DEL NO
È stato un sito specializzato, Bloomberg, il primo a raccogliere il ‘no’ (poi confermato al Carlino) della famiglia Silvestrini: l’ex presidente Giuseppe, la sorella Maria Grazia e altri controllano il 10%. E non vogliono venderlo perché ritengono l’offerta troppo bassa: 9 euro ad azione, poi un’azione di Fnac Darty ogni 10 di Unieuro, pari a 3 euro che portano la proposta complessiva a 12 euro. Totale 250 milioni. I francesi sottolineano che la remunerazione è il 42% in più rispetto al valore di Unieuro a piazza Affari il giorno prima dell’Opa; Unieuro ha messo nero su bianco – e i Silvestrini sembrano concordare – che quello è stato uno dei peggiori momenti da quando il titolo è in Borsa, e non tiene conto della crescita futura grazie a investimenti come la recente acquisizione di Covercare. Equita, un advisor finanziario, ha collocato l’offerta "nella parte bassa della forchetta".
Sul ‘no’ si è probabilmente schierato anche l’amministratore delegato Giancarlo Nicosanti, a sua volta piccolo azionista: ha votato contro la congruità dell’offerta. Sono segnali, questi, che potrebbero aver reso prudenti gli investitori. Insieme alla possibilità, circolata e mai smentita, anche se ormai pare sfumata, che il Governo potesse intervenire per evitare che i dati sensibili dei clienti finissero in mani straniere.
L’EFFETTO DELISTING
Il punto è che molti potrebbero vendere nonostante i dubbi. Perché Fnac Darty ha annunciato l’intenzione di ritirare Unieuro da piazza Affari. Lo scenario, per chi non vende, cambia radicalmente: il valore, senza le oscillazioni della Borsa, sarebbe fisso; sarebbe più difficile monetizzarlo e, dunque, la contropartita sarebbe probabilmente più bassa rispetto a oggi. Inoltre, in una società controllata da Fnac Darty ogni forma di opposizione interna sarebbe vana. Per questo, man mano che ci si avvicinasse al 66,7%, potrebbe verificarsi una slavina di vendite di chi non vuole restare col cerino in mano.
LA SOGLIA MINIMA
Con i due terzi, Fnac Darty avrebbe i numeri per convocare un’assemblea straordinaria in cui far votare la fusione di Unieuro con una società (non quotata) della galassia che fa riferimento a Daniel Kretinsky, il miliardario ceco soprannominato ‘La Sfinge’. A quel punto, continuerebbe a esistere il marchio Unieuro ma non la società che un tempo si chiamava MarcoPolo.
Cosa succederebbe se gli acquirenti mancassero l’obiettivo dei due terzi? Avrebbero la facoltà (ma non l’obbligo) di recedere dall’offerta, restituendo le quote a chi le aveva cedute. Di fatto, l’Opa verrebbe respinta. Ma, all’opposto, potrebbero andare avanti nei loro propositi: delisting e fusione. Solo, avvertono gli esperti, con tempi più lunghi.
POSSIBILI COLPI DI SCENA
Rimanendo lontana dalla soglia, Fnac Darty potrebbe chiedere una proroga: una o due settimane in più per completare l’Opa. Potrebbe anche aumentare l’offerta (e questo avrebbe valore retroattivo, per tutti coloro che hanno già ceduto). Nonostante le rassicurazioni, i sindacati temono ben altre conseguenze una volta formalizzata l’acquisizione: spostamento della sede da palazzo Hercolani e riduzione del personale in un’ottica di razionalizzazione.
SFIDA ALLA ‘SFINGE’
Kretinsky è riuscito a comprarsi il giornale francese Le Monde, le Poste britanniche (Royal Mail), perfino una quota rilevante del club calcistico del West Ham: a breve si capirà se anche Unieuro finirà nella sua disponibilità. Ecco perché in questi pochi giorni davvero il colosso forlivese si gioca il futuro.