MAURO
Cronaca

Un’idea per Predappio. L’arte tra le due guerre nell’ex Casa del Fascio

Museo storico impossibile senza memoria condivisa. L’edificio ospiti una sezione della Galleria di Roma.

Museo storico impossibile senza memoria condivisa. L’edificio ospiti una sezione della Galleria di Roma.

Museo storico impossibile senza memoria condivisa. L’edificio ospiti una sezione della Galleria di Roma.

Felicori Benchè ci sia già stato un inizio di finanziamento, le probabilità che la Casa del Fascio di Predappio (Forlì), paese natale di Benito Mussolini, resti vuota e progressivamente cadente, sono molto alte. È un vero peccato. Per ragioni estetiche – si tratta di un buon esempio del razionalismo – storiche – la monumentalità dell’edificio ben documenta lo stile autocelebrativo del Fascismo e, direi, soprattutto urbane e sociali, perché non è giusto che Predappio abbia nel suo pieno centro un vuoto così imponente. Troppo grande (di volume) per non avere un destino grande (di ispirazione), troppi vincoli conservativi per avere usi ordinari.

E infatti il progetto approvato e ancora di riferimento, giustamente intendeva farne una sorta di museo/centro studi del XX secolo, con riferimento particolare al ventennio della dittatura. La sua attuazione, iniziata con entusiasmo, trovò ben presto ostacoli, sia di natura architettonica – non è mai facile conciliare le esigenze funzionali con l’obbligo della tutela – sia di natura culturale: i contenuti, l’ispirazione, la “linea storiografica” da tradurre in museologia. Con diverbi anche nello stesso schieramento antifascista. Il cambio di colore dell’amministrazione comunale, sempre di sinistra dalla Liberazione a pochi anni fa, raffreddò gli ultimi entusiasmi per il museo antifascista del Fascismo. Ora è tutto fermo, anche se con Davide Baruffi, oggi assessore regionale al bilancio, da assessore alla cultura contribuii, nel 2022 a evitare che il finanziamento disponibile andasse in residuo ed anzi finanziasse primi lavori, comunque necessari. E tutto fermo può restare chissà per quanti anni se restiamo ancorati all’idea del museo storico. E non tanto perché i nipoti del regime sono oggi al governo. Non credo di meritare biasimo se affermo che per fare un museo, che è sempre una pietrificazione, occorre una lettura comune di un certo evento, di un certo artista, di una certa corrente. E dobbiamo prendere atto che oggi una interpretazione condivisa del Fascismo non c’è, che fascismo e antifascismo sono ancora cronaca, che non avere fatto i conti dei torti e delle ragioni della “guerra civile” ci priva oggi di un comune sentire.

La mia proposta non è però di fuggire dal problema, quanto di iniziare una marcia di avvicinamento alla verità, cominciando dal terreno dove è forse più facile trovare chiavi di lettura comuni: le arti, pittura, scultura, architettura, musica, letteratura. Propongo di aprire a Predappio una sezione della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, dedicata alle arti in Italia fra le due guerre mondiali. Un museo nazionale, una soluzione istituzionale, che superi, includa e integri i diversi punti di vista; un museo con una forte presenza dello stato, in raccordo con la regione e gli enti locali: una galleria prestigiosa, con opere di alto livello, perché bisognerà pure che decine di migliaia di persone (mica solo i nostalgici) trovino ogni anno l’interesse e la voglia di spingersi su per l’Appennino romagnolo. Un museo/mostra in continuo cambiamento, grazie alle formidabili collezioni della GNAM. Un progetto così darebbe infine una grande forza alla candidatura di Forlì come Capitale italiana della Cultura.