REDAZIONE FORLÌ

"Una bomba quella scossa". Ora 5.10, fuga in strada. Tredozio: quasi l’intero paese viene sfollato

Dramma nel paesino di 1100 abitanti. La totalità della popolazione ha registrato danni alle strutture. L’edificio delle elementari non riaprirà più. Rischia la torre civica.

"Una bomba quella scossa". Ora 5.10, fuga in strada. Tredozio: quasi l’intero paese viene sfollato

Quel mostro – il terremoto – che adesso è sparito, lui è capace di fare questo. Di tenerti gelosamente incollato a casa tua; la casa che ti ha rifiutato per cinque secondi o forse cinque secoli. Che ti tiene lì ora davanti sul marciapiede. La casa la scruti. La spii. La adori per non morire tra i suoi muri, adesso muti. Ma tutti parlano, tutti sono lì a raccontare, per continuare a vivere. Decine di persone davanti alle loro case, altre decine che passeggiano coi cani. Altre ipnotizzate dal cestello a scala dei vigili del fuoco, che stanno vagliando la stabilità dei primi palazzi, in piazza Jacopo Vespignani.

"Tredozio, con questo colpo rischia di morire... Dopo l’alluvione e le frane, questo terremoto non ci voleva", sussulta Luigi Marchi, davanti al ristorante. Ex sindaco, Luigi si confessa a voce alta, accoratamente: "Le case al momento, di fatto, sono tutte inagibili finché non vengono controllate dai vigili del fuoco. Se chiude l’alimentari. Se chiude il barbiere... uno strazio... Come faremo?".

Il terremoto. Dopo l’alluvione e la ferita infinita delle frane, adesso il terremoto. Ieri mattina. Due scosse. All’aurora il paese reclina paurosamente l’anima. "Una scossa terribile" dice Letizia. "Una bomba, per fortuna solo per cinque secondi... Se durava trenta secondi il paese veniva cancellato..." dice Alessandro. "Sono scappato via, in mutande, in strada...". "E in strada c’era tutto il paese..." ricorda Giuseppe, come se sapesse già che quel ricordo lo terrà ostaggio per tutta la vita. "E il rifugio alpino Casa Ponte, inaugurato da poco?... Un disastro. I muri si sono spostati di netto...".

L’incubo è una realtà prestante. Alle 4.38 le prime scosse. Alle 5.10 arriva "la bomba". Cinque secondi: "Se durava un po’ di più eravamo tutti morti" ribadisce ancora l’ex sindaco Marchi. Ma la vertigine del vuoto s’inalbera sulla cima della dignità di questa gente. Che fa comunità. Si abbracciano tutti quando s’incrociano. Si cercano. Come sopravvissuti. "Perché siamo tutti così, sopravvissuti" dice la ragazza che se ne va col cane, rapida, con tutta la sua forza di vivere. Una Panda del Comune col megafono sul tettuccio annuncia che il Centro operativo comunale è operativo al Palazzetto dello Sport. "Si prega la popolazione di segnalare danni e di raccogliersi sul posto...".

Massimo Biserni, 75 anni, è forse più sopravvissuto di altri. Risulta l’unico ferito – lieve – del paese. "Con uno scatto, d’istinto, mi sono mosso di lato sul letto. Poco dopo il soffitto è crollato. Se restavo lì, adesso non sarei qui...". Ha subìto qualche escoriazione superficiale sulla parte frontale destra. Dieci minuti di cure da parte dei sanitari di un’ambulanza giunta da Forlì e poi Massimo – ex titolare della ferramente del paese, maestro della banda, musicista, pianista – è tornato a casa, per vedere che fine aveva fatto Gigi: "Gigi è il mio cane... Adesso vuole stare solo in macchina... Ha capito, d’istinto, che lì è l’unico posto sicuro che ci sia...". Gigi sta bene. "È solo un po’ nervoso...".

Un medico è salito, la mattina presto, a Tredozio. Per valutare lo stato di salute dei più anziani. Un paio di loro s’erano sentiti male. La paura li aveva annichiliti. Poi si sono ripresi. Con l’aiuto di tutti. E con l’aiuto di un’amica Karen ora è più tranquilla. Karen arriva dall’Honduras. Da qualche anno lavora alla casa di riposo del paese. "La mia casa ha delle crepe enormi, io lì non ci dormo...". "Non ti preoccupare, ti ospito io!", la rincuora l’amica, che abita fuori paese e ha l’abitazione intatta "(Una delle pochissime intatte...").

Il cielo vischioso scorge con la coda dell’occhio il paese che non s’arrende, nonostante certi improvvisi silenzi di penombra tra le crepe che risaltano come bisturi osceni nelle case. Laura osserva la torre civica, davanti a casa sua: "Mi hanno detto che ha subito gravi danni... Io sto ancora tremando... In quella casa, la mia casa, stanotte non ci torno". "Al momento stiamo valutando tutta la situazione. Poi bisogna vedere gli assestamenti. E bisogna cercare di capire che se e quante persone possono continuare a stare nelle proprie abitazioni". La torre scandisce l’ora. "Le vibrazioni possono essere pericolose. Fermeremo la campana" dice Giuseppe Labrese, funzionario dei vigili del fuoco di Forlì. "Anche Poldo è terrorizzato...", fa Laura. Poldo, il gatto adottato del paese, sguscia via con un balzo ferino tra le particelle di eterna fratellanza del paese che il terremoto potrà solo alimetare.

Maurizio Burnacci