VALENTINA PAIANO
Cronaca

Un ponte tra le fedi: "Riconoscere le diversità per costruire un dialogo"

Padre Nostro, Corano e campane tibetane: l’abbazia di San Mercuriale ha ospitato il confronto tra cattolicesimo, islamismo e buddismo .

Gli esponenti delle tre religioni che hanno preso parte al confronto (Frasca)

Gli esponenti delle tre religioni che hanno preso parte al confronto (Frasca)

Una serata all’insegna del dialogo e dell’incontro interreligioso ha affollato martedì i banchi dell’abbazia di San Mercuriale. L’incontro, dal titolo ‘La preghiera in altre religioni: Islam e Buddismo’, ha permesso di esplorare il valore delle orazioni in due delle principali tradizioni di fede del mondo. Hanno preso parte al confronto il monaco buddista Mederipitiye Vimalaratana Thero, Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, e don Enrico Casadio, vicario episcopale della diocesi di Forlì-Bertinoro.

L’appuntamento, inserito nel ciclo di incontri ‘Pellegrini di speranza’ promosso dall’Ufficio catechistico della diocesi in vista del Giubileo 2025, ha visto anche la partecipazione di Fausto Prandini, referente del tavolo interreligioso dell’Emilia-Romagna e membro del consiglio diocesano di Modena-Nonantola. Prandini ha affiancato il monaco Vimalaratana Thero, originario dello Sri Lanka, aiutando nella traduzione di alcuni concetti. Ognuno dei relatori ha illustrato il significato della preghiera nella propria fede. "Nella pratica buddista è uno strumento per indirizzare la propria mente, ritrovare la calma nel cuore e trovare la liberazione dal dolore – spiega Vimalaratana Thero –. Le invocazioni preparano alla successiva meditazione. Viene eseguita, mattina e sera, non per se stessi ma a beneficio di tutta la comunità".

L’Islam, essendo una religione monoteista rigorosa, si distingue per un’impostazione differente rispetto al Buddismo: "Il termine preghiera in arabo significa legame – illustra Lafram – è infatti un’unione costante e intima che ci aiuta a tenere il termometro della nostra fede sotto controllo. Svolgiamo questo rito codificato cinque volte al giorno, anticipato da abluzioni purificatrici che ci preparano alla pratica e che seguono l’andamento del sole. Una delle principali differenze rispetto al Cristianesimo è che nel nostro credo siamo considerati servi di Dio e non figli, il che determina una relazione con il divino basata sulla sottomissione".

Don Enrico Casadio ha chiuso gli interventi della serata sottolineando l’importanza del dialogo interreligioso per favorire la comprensione reciproca.

"Grazie a questo incontro abbiamo potuto conoscere e capire meglio le differenze che ci caratterizzano. Entrare in relazione gli uni con gli altri – sottolinea – ci consente di non essere più stranieri e accettare anche la diversità di fede".

La serata si è conclusa con un’invocazione condivisa: Vimalaratana Thero ha avviato il rito facendo risuonare una campana tibetana, le cui vibrazioni sonore hanno richiamato il silenzio, per poi recitare una preghiera buddista tradotta per i presenti da Prandini.

Yassine Lafram ha proseguito con la salmodia di una sura del Corano, e infine don Casadio ha invitato tutti i partecipanti a unirsi nella recita del Padre Nostro. Il ciclo ‘Pellegrini di speranza’ proseguirà con altri incontri, dedicati al confronto su temi spirituali e sociali.

Valentina Paiano