Sì, serve "una politica regionale degli scali". Legacoop rilancia la propria posizione, già condivisa in piena estate, dopo l’allarme lanciato dai sindacati sulla situazione dell’aeroporto Ridolfi, alle prese con un "basso flusso operativo" (la Uil, sul Carlino di lunedì, parlava di 90mila passeggeri in meno rispetto alle previsioni). A differenza delle dichiarazioni dell’assessora forlivese Paola Casara e di Confcommercio Forlì, l’associazione delle cooperative presieduta da Paolo Lucchi punge anche F.A, la società di gestione del Ridolfi: "Le sue difficoltà non sono un’emergenza da affrontare a sè stante".
Per Legacoop, l’aeroporto di Bologna è "un’opportunità anche per la Romagna", visto che è "il settimo scalo italiano per traffico passeggeri, 10 milioni nel 2023". Per quanto riguarda Forlì, "le politiche regionali del trasporto aeroportuale non possono piegarsi ai problemi dei singoli territori. Soprattutto quando, lo ricordiamo, nei momenti durante i quali l’aeroporto di Forlì sembrava pronto a un positivo salto di qualità, proprio a Forlì trovarono il terreno meno fertile di confronto gli appelli a lavorare per un sistema unico, romagnolo, regionale, lanciati a più riprese negli ultimi due anni dal sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad, da Confindustria e da Legacoop Romagna".
Insomma: dall’incontro tra F.A. e i sindacati era trapelata la richiesta di armonizzare il traffico dei cieli in maniera che venga fagocitato in gran parte da Bologna con disagi dovuti al sovraffollamento. Il Comune di Forlì aveva subito rilanciato questa richiesta, facendo riferimento a ciò che lo stesso Michele de Pascale aveva auspicato in campagna elettorale. Legacoop, fin dal titolo della propria nota indirizzata agli organi di informazione, ricorda che "occorre superare le logiche di campanile". Per il resto, partendo da questo quadro, "si decide come affrontare anche le difficoltà dello scalo forlivese". L’appello – rivolto anche a Regione e Governo – è quello di "presentarsi ai tavoli istituzionali con una posizione unica, non perché ‘presi per il collo’ da un’emergenza, ma invece convinti della necessità di passare dalle parole ai fatti di un sempre più indispensabile sistema regionale del trasporto aereo. Come d’altra parte si è già fatto in regioni vicine come il Veneto, nelle quali si sono dimenticati i campanili, per privilegiare l’interesse collettivo".
Qual è, a tal proposito, la strategia del Ridolfi? Certamente i soci si sono espressi più volte a favore della proposta tornata d’attualità: quella di un intervento della Regione per evitare che il Marconi "si rimpinzi di voli" (espressione del sindaco di Bologna Matteo Lepore; il Comune felsineo è anche socio) e, all’opposto, Forlì stenti. L’ha detto il vicepresidente Ettore Sansavini in un’intervista al Carlino il 31 ottobre, l’ha fatto trapelare ai sindacati anche il presidente Giuseppe Silvestrini pochi giorni fa. C’era anche l’ipotesi del network con gli altri scali o la partecipazione diretta di qualcuno di questi nell’azionariato forlivese (la Sab, società di gestione del Marconi, l’ha già fatto fino a una ventina d’anni fa). Infine, Sansavini aveva fatto riferimento al possibile ingresso di partner privati con esperienza nel settore. Resta sullo sfondo, infatti, l’interesse di un fondo d’investimento italiano (bocche cucitissime sulla sua identità). Col quale ci sono stati ulteriori incontri, anche recenti.
A detta di chi si occupa del settore aeroportuale, sarebbe dovuto a questa situazione ancora fluida, con varie opzioni sul tavolo capaci anche di incidere sulla proprietà, se non si è materializzato l’arrivo di Alexander D’Orsogna, manager dell’aeroporto di Ancona, col quale la trattativa pareva arrivata ai dettagli. Infatti da oltre due mesi – da quando ha lasciato Andrea Gilardi – il Ridolfi è privo del direttore generale.