ETTORE MORINI
Cronaca

Un incubo lungo diciotto anni. Scagionato il gioielliere Sampaoli: finì sotto accusa per ricettazione

L’indagine riguardava alcuni monili in oro usato non annotati nell’apposito registro: da lì un’odissea

Un incubo lungo diciotto anni. Scagionato il gioielliere Sampaoli: finì sotto accusa per ricettazione

L’indagine riguardava alcuni monili in oro usato non annotati nell’apposito registro: da lì un’odissea

Quasi diciott’anni. È quanto ci è voluto perché si concludesse tutto il suo iter giudiziario, ma poi l’ultima firma del giudice è arrivata e l’incubo è finito: scagionato. Andrea Sampaoli, 73 anni, proprietario della storica gioielleria Celli & Fanti di via Giorgio Regnoli, ha raggiunto il suo obiettivo, fortemente agognato: riabilitare definitivamente il suo nome e quello della sua attività commerciale.

D’altronde Sampaoli, difeso dall’avvocato Fabrizio Ragni, ci ha sempre creduto e per anni, infatti, ha proclamato con caparbietà la sua completa estraneità ai fatti; estraneità che, in realtà, era già stata acclarata tempo fa, con la sentenza di assoluzione in primo grado, assoluzione poi rimasta in attesa di passare in giudicato.

Per Andrea il dramma s’innesca nell’estate del 2006, quando viene travolto da un’indagine giudiziaria che lo vede al centro di un’accusa di ricettazione, relativamente ad alcuni monili usati in suo possesso; secondo gli inquirenti – a svolgere le indagini i carabinieri –, il commerciante avrebbe comprato merce senza annotarla nel registro dell’oro usato, con la possibilità che questa quindi fosse di "dubbia provenienza", in arrivo "da un mercato sotterraneo di oro e gioielli".

Sampaoli è sconvolto, non può credere a quanto gli sta capitando; il fatto del resto in quei giorni in città genera scalpore e stupore, ma anche molte perplessità, in particolar modo in quanti conoscono di persona i soggetti interessati: ovvero lui e la suocera Graziella Fanti – comproprietaria del negozio, che aveva fondato col marito Enrico Celli, fra l’altro ex carabiniere –, una famiglia da decenni alla guida della gioielleria e sempre vista, dai più, come esempio di correttezza e buone maniere.

Forte quindi di ciò, ovvero del sostegno di tanti e della sua ferma convinzione nella propria innocenza, Sampaoli non si perde d’animo e controbatte colpo su colpo alle ipotesi degli inquirenti. Il resto è cronaca giudiziaria, burocrazia, incagli della giustizia. La battaglia di Sampaoli, lentamente, supera i gradi di giudizio. Per approdare in questo 2024, per l’appunto quasi 18 anni dopo, alla attesa sentenza definitiva: scagionato perché il fatto non sussiste.

Per lui, comunque, non ancora tutto può dirsi andato in archivio. "Mi fu sequestrato molto materiale – racconta, infatti – e attendo a questo punto che mi venga restituito nella sua completezza". Ma nel frattempo tira un bel sospiro di sollievo: "Ho passato momenti molto brutti, lunghe sofferenze di cui nessuno mi potrà risarcire e che hanno lasciato il segno, ma alla fine – conclude Sampaoli – giustizia è stata fatta".