MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

Tour, che occasione. Montaguti: "Tante bellezze da scoprire in sella alla bici. E possiamo fare di più"

L’ex ciclista forlivese partecipò all’edizione 2014. Oggi è abilitato come guida cicloturistica: "Mi ci dedico nel tempo libero ma credo molto nelle potenzialità di questo settore".

Tour, che occasione. Montaguti: "Tante bellezze da scoprire in sella alla bici. E possiamo fare di più"

Tour, che occasione. Montaguti: "Tante bellezze da scoprire in sella alla bici. E possiamo fare di più"

di Maddalena de Franchis

Dieci anni fa era sulle strade del Tour con i colori del team francese AG2R La Mondiale, la squadra in cui ha militato per ben nove stagioni: Matteo Montaguti, 41 anni, ex ciclista professionista forlivese, partecipò all’edizione 2014 della Grande Boucle assieme a sedici colleghi italiani. Uno di loro era Vincenzo Nibali, che quel Tour lo stravinse. Quest’anno, Montaguti assisterà – "come tanti altri appassionati di ciclismo", sorride – al passaggio della carovana gialla dalla Romagna: "Una festa per tutta la regione, ma per incentivare davvero il cicloturismo serve più educazione stradale".

Montaguti, cosa manca al territorio per essere realmente attrattivo per gli amanti delle due ruote?

"Per lavoro o per passione, pedalo ormai da più di trent’anni e posso dire di aver girato il mondo in bicicletta. Se è vero che il nostro Paese è pieno di bellezze nascoste, da scoprire proprio in sella a una bici, è anche vero che all’estero – in Spagna, ad esempio – sono decisamente più avanti di noi per educazione stradale e rispetto dei ciclisti".

Quindi non è semplicemente un problema di infrastrutture o servizi dedicati.

"È innanzitutto una questione culturale: chi si muove tutti i giorni sulle nostre strade, a bordo di qualsiasi mezzo, sa bene che l’educazione stradale, come quella civica, scarseggiano. Ciò riguarda tutte le categorie di utenti: i ciclisti, però, sono più vulnerabili, in quanto esposti a un traffico eccessivo di auto e mezzi pesanti, anche lontano dai centri urbani".

Parliamo, allora, di sicurezza: cosa resta da fare?

"Si parla spesso degli sforzi compiuti dagli enti locali per migliorare la rete delle ciclabili, ma quante sono realmente sicure? Molte sono intersecate da carreggiate, mancano di continuità o sono abbandonate all’incuria. Una grave pecca, poi, è la mancanza di segnaletica per i percorsi cicloturistici".

Questo ha un impatto anche sul turismo?

"Immagini di essere una cicloturista straniera in vacanza in Romagna, che ha appreso di vari itinerari affascinanti nell’entroterra, ma non ha dimestichezza con il gps e i dispositivi satellitari di tracciamento dei percorsi. Come riuscirebbe a raggiungere, ad esempio, le Balze di Verghereto o anche, semplicemente, Bertinoro?".

Già, come?

"Glielo dico io: affidandosi ai bike hotel. In Romagna fanno un lavoro strepitoso. Oppure a una guida cicloturistica del posto. Ma non tutti possono permetterselo. Ecco perché sarebbe necessaria una segnaletica puntuale e dettagliata, come quella pensata per la circolazione delle auto".

A proposito: all’indomani del suo ritiro, nel 2019, lei aveva conseguito l’abilitazione da guida cicloturistica.

"Vero. Ma dal 2021, in realtà, lavoro a tempo pieno come agente di commercio: mi dedico alle guide solo nel tempo libero. Oltre a essere una grande passione, credo fortemente nel potenziale di questo settore".

Che emozione sarà rivivere il Tour da spettatore?

"Immensa. Sarò al Barbotto, ci arriverò pedalando e aspetterò il passaggio degli atleti. Domenica sarò a Cesenatico, assieme ai miei genitori, che hanno una casa a pochi passi dalla partenza della seconda tappa. Non vedo l’ora".