Tredozio (Forlì), 21 settembre 2023 – Crepe nei muri interni ed esterni, comignoli caduti a terra, ma soprattutto parte di un muro portante della casa crollato.
Con queste premesse il Piccolo Eremo di Tredozio – a 5 chilometri dal paese sulla strada comunale per San Valentino e abitato da tre anni dall’eremita 49enne fratel Moreno – è stato dichiarato in parte inagibile dai vigili del fuoco già lunedì scorso, dopo la terribile scossa delle 5.10 del mattino. Ma nei giorni successivi le squadre di vigili del fuoco erano già al lavoro per dare una mano a mettere in sicurezza l’eremo, ricavato con tanto lavoro, mezzi e passione dall’eremita e dalla rete di amici ed estimatori che da ogni parte d’Italia frequentano il luogo, ricavato dal podere Le Fontane.
Racconta fratel Moreno: "Qui cerco di vivere una vita evangelica, accolgo persone che, da percorsi di vita molto diversi, giungono qui per vivere tempi di silenzio, di confronto e di ascolto". Il monaco vive in una casetta ricavata dall’ovile delle pecore, rimasta indenne, mentre la casa del contadino, ora in parte inagibile, funziona come foresteria o casa di accoglienza per i pellegrini e gli ospiti che vengono a trovarlo. "Grato all’amministrazione locale che sostiene la mia esperienza in questo territorio, alla protezione civile e al corpo nazionale dei vigili del fuoco che mi sta aiutando in questi giorni così difficili, spero – racconta fratel Moreno – di rimettere a posto il tutto, con l’aiuto di persone e realtà che credono in questa esperienza".
Nel frattempo, ieri due squadre di vigili del fuoco di Bologna e Modena erano al Piccolo Eremo, così come una squadra specializzata di carpentieri e muratori, per mettere in sicurezza un luogo dello spirito, segno di ripresa, di speranza e di futuro per questo territorio così duramente provato, nonostante tutte le difficoltà. Il monaco con degli amici ha procurato a sue spese il materiale necessario per mettere in sicurezza il muro portante parzialmente crollato (assoni grossi, morali da muratore e altre cose).
"Poi – dice – in un secondo tempo penserò come risistemare la casa, e il sopralluogo effettuato dall’ingegner Peroni di Faenza mi ha già avvertito che non sarà una passeggiata". Fratel Moreno e gli abitanti della zona di San Valentino erano già rimasti isolati per alcune settimane nello scorso mese di maggio a causa dell’alluvione. L’eremita era stato accolto per due settimane a Tredozio a casa della famiglia degli amici Monia e Romano. In quei giorni andava avanti e indietro a piedi per curare la casa, l’orto e i campi circostanti, compresa una bella vigna coltivata a Sangiovese, ma in parte danneggiata dalle frane.
Lungo i cinque chilometri di strada comunale per arrivare al Piccolo Eremo, i vigili del fuoco hanno lavorato mesi per aprire un varco fra decine e decine di frane e risistemare il fondo stradale, in alcuni tratti spazzato via, e riaprire il passaggio. Racconta ancora fratel Moreno: "Io e la gente di Tredozio stavamo per riprenderci, quando è arrivato il terremoto col rischio di ritrovarci in ginocchio".
L’alluvione, le frane e ora il terremoto hanno costretto l’eremita a porsi la domanda: restare o partire? Risposta: "Molti amici e comunità monastiche cui sono legato mi hanno offerto sistemazioni alternative per andare altrove. Ma ho scelto a maggio, e riscelgo ora di restare a Tredozio: è giusto che io resti qui, come un segno di fedeltà ad una terra che mi ha accolto e che pian piano sto imparando ad amare".
A questo proposito fratel Moreno sta collaborando con le famiglie della zona e del territorio "per affrontare insieme le ferite ancora aperte dell’alluvione e delle frane e ora del terremoto". Fratel Moreno, che ci accoglie sotto il tetto di quello che un tempo era il fienile, con i suoi due amici a quattro zampe (Stybba e Asufel, Bovari del Bernese), dopo aver salutato alcuni amici arrivati da Faenza e Alfonsine, resta pensieroso per un po’. Poi riprende: "Tutto questo, ancora una volta, diventa un’occasione per interrogarmi sull’essenziale della mia vita e sulla stessa qualità della mia ospitalità verso le persone che incontro".