Tredozio, 2 ottobre 2023 – Dopo la chiusura al culto di molte chiese a Tredozio e dintorni, anche nella valle del Montone sono arrivati gli stop in conseguenza delle scosse di terremoto dello scorso 18 settembre. Alla chiesa parrocchiale di Portico e di Castrocaro, chiuse o parzialmente chiuse, da sabato si sono aggiunte anche quelle di Rocca San Casciano e Dovadola. Dopo un sopralluogo di tecnici della Curia diocesana di Forlì e della parrocchia, sabato, anche la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Lacrime di Rocca San Casciano è stata chiusa, "per crepe importanti rinvenute in strutture portanti, durante un’ispezione interna ed esterna dell’immobile".
Spiega il parroco don Giovanni Amati: "La chiesa di Santa Maria, risalente alla seconda metà del XVIII secolo, avrà bisogno di ulteriori indagini statiche con ragno-cestello elevatore. Poi andrà fatta una relazione alla Soprintendenza di Ravenna, per arrivare quindi ad un progetto di lavori". Ieri la messa domenicale è stata celebrata nel teatro comunale, messo momentaneamente a disposizione della parrocchia dal sindaco Pier Luigi Lotti. Nel paese del Falò sono chiuse anche la chiesa del Suffragio in piazza Garibaldi e la chiesa dei frati, nonché la cappella della Maestà. Resta aperta solo la chiesina delle suore della Sacra Famiglia, dove si celebra la messa feriale.
Anche Dovadola è senza chiesa: chiuse sia la parrocchiale di Sant’Andrea o della Badia (dove si trova pure la tomba della Beata Benedetta Bianchi Porro) sia la chiesa dell’Annunziata. L’ordine è arrivato al termine del sopralluogo dei vigili del fuoco, che hanno trasmesso i risultati al parroco e al sindaco. Quest’ultimo ha firmato l’ordinanza che vieta l’ingresso ai fedeli.
Ieri durante le messe domenicali il parroco don Giovanni Amati, aiutato dal collaboratore don Rudy Vsicarra, ha spiegato ai fedeli: "Andare fuori dalle chiese è per tutti noi un sacrificio. Ma pensiamo a chi ha perso la casa, perché queste persone si trovano in condizioni ben peggiori". Solo a Rocca San Casciano le persone sfollate sono una cinquantina, con una trentina di immobili inagibili, fra cui due famiglie di immigrati giovani, una delle quali aveva comprato l’appartamento a giugno e l’altra aveva firmato il rogito dell’acquisto il 16 settembre, due giorni prima della scossa di terremoto di magnitudo 4.9, che ha sconvolto l’Appennino. La preoccupazione va alle condizioni metereologiche che potrebbero tra qualche settimana volgere rapidamente al peggio.