Da qualche settimana presso l’ospedale Morgagni- Pierantoni sono state eseguite le prime terapie di radioembolizzazione intrarteriosa (Tare) su pazienti affetti da tumori al fegato. "La radioembolizzazione, Tare – spiega la dottoressa Emanuela Giampalma, direttrice della Radiologia dell’ospedale di Forlì e del dipartimento di Diagnostica per immagini dell’Ausl Romagna – è una metodica che prevede che delle microsfere contenenti una sostanza radioattiva vengano iniettate con estrema precisione sul tumore, seguendo il flusso arterioso. Le microsfere hanno la capacità di penetrare nel tumore e lì liberano attività radiante in un raggio di un centimetro, portando alla morte delle cellule tumorali stesse. Questa modalità di trasportoconsente di irradiare con alte dosi il tumore, risparmiando i tessuti sani circostanti".
"Questa tipologia di trattamento – prosegue Giampalma – per la sua esecuzione richiede l’intervento, contemporaneo e coordinato, di diverse figure professionali: clinici, radiologi interventisti, medici nucleari e fisici medici e, proprio per questa ragione, sono pochissimi i centri in Italia in grado di realizzarlo, disponendo delle necessarie professionalità. In particolare, si è formato all’interno del Morgagni-Pierantoni di Forlì, un team interdisciplinare composto da radiologi interventisti, nedici nucleari, specialisti in fisica medica, chirurghi, internisti e gastroenterologi".
Una terapia, insomma, che si può intraprendere ancora in pochi ospedali: "L’Ausl Romagna – conclude Giampalma – con l’avvio di questa nuova modalità di trattamento si conferma come centro di eccellenza a livello nazionale in grado di offrire ai propri cittadini strumenti terapeutici innovativi e di alta complessità, evitando così di doversi spostare in altri territori per poter ricevere le cure più adeguate".