In questi giorni le famiglie sono chiamate a procedere con l’iscrizione dei figli al primo anno dei diversi ordini e gradi di scuola: contestualmente dovranno scegliere se avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica (Irc). I dati nazionali fanno emergere una progressiva erosione negli anni della partecipazione da parte degli studenti alla materia. L’Emilia-Romagna registra percentuali di adesioni tra le più basse d’Italia: infatti, con il 27,48% si assesta al secondo posto della classifica di chi sceglie lezioni alternative all’ora di religione cattolica.
La diocesi di Forlì-Bertinoro è in controtendenza rispetto all’Emilia-Romagna, con una media del 21,22%. L’Uaar (l’unione degli atei agnostici e razionalisti) ha diffuso anche il dato provinciale, che ha ovviamente confini diversi: l’astensione è del 19,6%. Più di Rimini (15,6%) ma meno di Ravenna (28,1%) e comunque distante da Bologna (36,3%, oltre un alunno su tre).
Infatti, su 25.530 studenti dell’area di competenza del vescovo Livio Corazza, ben il 78.78% si avvale dell’insegnamento della religione cattolica. "Abbiamo registrato un lievissimo calo rispetto agli ultimi due anni – spiega Laura Lacchini, direttrice dell’ufficio diocesano per l’insegnamento di religione nella scuola –, qualche centesimo di punto percentuale. Ci sono circa 20.120 studenti che hanno scelto di seguire la materia in classe". L’avvio dell’insegnamento parte fin dalle scuole dell’infanzia, per arrivare via via fino agli istituti superiori: "L’adesione più alta – continua Lacchini – la riscontriamo negli ordini più bassi quando ancora i genitori effettuano la scelta per i figli. Alla materna la partecipazione è all’82%, alla primaria e alle medie si assesta all’80 fino a scendere al 74% alle superiori, dove i ragazzi iniziano a decidere autonomamente se stare in classe o no". E i dati evidenziano una buona adesione anche dei più grandi: "A volte è un insegnamento che viene preso sottogamba – sottolinea la direttrice – perché non ha voti, ma i nostri giovani hanno capito che non è un’ora di catechismo bensì un momento di confronto e di dialogo sulla società in cui vivono e su cui anche loro hanno molto da dire. Il dato è significativo perché alle superiori non c’è un’attività alternativa all’ora di religione quindi i ragazzi scelgono con consapevolezza di restare a scuola quando potrebbero uscire e fare altro".
Secondo l’ufficio diocesano, il calo di partecipazione si riscontra di più in alcuni istituti: "La percentuale più bassa l’abbiamo nelle scuole afferenti all’istituto comprensivo ‘Annalena Tonelli’ che ha un bacino di utenza con una forte presenza di studenti che professano altre fedi. Per le superiori – spiega Lacchini – c’è l’istituto aeronautico ‘Baracca’ dove molti allievi arrivano da tutta Italia, quindi, l’ora che sarebbe destinata a religione spesso è utile per entrare dopo o uscire prima e raggiungere il convitto a Cesena o le famiglie lontane". La presenza di studenti stranieri arricchisce lo scambio e il dialogo durante l’ora di religione: "Registriamo una buona risposta anche dall’Istituto professionale ‘Vassallo’ di Galeata – chiosa la direttrice dell’ufficio diocesano – che vede partecipare volentieri quasi tutti i giovani musulmani". Secondo i dati forniti dalla scuola, infatti, sono 12 su 17.
Valentina Paiano