
L’incendio nelle case popolari di via Locchi nel 2019 (Frasca)
"Mi vogliono portare via tutto quello che ho, così c’è scritto nella lettera che mi hanno inviato da Alea. Un pignoramento da 970 euro per un servizio di cui non ho goduto, perché io la casa non ce l’ho più dal 2019". Queste le affermazioni di Carlo Rabiti, 52enne ora residente a Castrocaro nella casa dei genitori, ma che, fino al 2019, era assegnatario di una casa popolare in un appartamento in via Locchi, nel palazzo che il 3 luglio di quell’anno subì un incendio. "Non era il mio appartamento quello che andò a fuoco – spiega Rabiti –, ma venne coinvolto e dichiarato inagibile dai vigili del fuoco. Non vi sono più rientrato". Il cambio di residenza però avvenne solo nel 2022 e, proprio per gli anni dal 2019 al 2021 la società di gestione e raccolta dei rifiuti dei comuni del forlivese ha sempre chiesto al signor Rabiti di pagare il servizio. "Io ho telefonato nel 2020 per dire che non abitavo più lì – spiega – ma eravamo nel periodo del Covid e non ricevevano". Solleciti e richieste di pagamento si sono così susseguite fino all’ultima, all’inizio della scorsa settimana, di recupero di quanto dovuto, circa 970 euro con pignoramento di quanto posseduto.
"Io ho intestata una vespa – commenta Rabiti –, possono andare anche nel conto corrente, prendo 300 euro di pensione di invalidità, han ben poco da pescare. Sono stato anche in Comune lo scorso anno, hanno detto che risolvevano loro, ma non hanno fatto niente". Alea Ambiente, contattata da noi per cercare di capire la situazione, esprime solidarietà al signor Rabiti rispetto a quanto avvenuto per il suo appartamento, ma precisa: "L’azienda non ha margini di manovra, è costretta per legge a sottostare alle normative che disciplinano la materia".
Sottolineando come i primi contatti con il signor Rabiti risalgano ‘solo’ a gennaio dello scorso anno. "L’utente non ci aveva mai contattato per esplicitare la sua condizione fino al 22 gennaio 2024 – illustrano i dirigenti di Alea –, quando chiamò il call center a seguito della ricezione degli avvisi di accertamento per il recupero coattivo delle somme non pagate legate alle bollette del triennio 2019–2021. Qualche giorno dopo, il signor Rabiti scrisse una mail in cui sosteneva di aver disdetto telefonicamente l’utenza e chiedendo come comportarsi per risolvere la situazione". Alea sottolinea come, anche nel periodo pandemico, le procedure prevedevano la compilazione e la firma di moduli e non venivano accettate disdette telefoniche: si poteva andare allo sportello, comunque aperto, oppure inviare una mail.
"Abbiamo chiesto via mail al signor Rabiti di inviarci il certificato di inagibilità, in maniera da cessare il contratto, ma non abbiamo ricevuto risposta – concludono i vertici di Alea –. L’azienda rimane a disposizione del signor Rabiti per valutare la sua situazione con attenzione e per fornirgli assistenza per trovare una soluzione adeguata". Matteo Bondi