
"Sì, sono campione del mondo" La nazionale dei notai trionfa in Spagna. E tra loro c’è un forlivese
Ci fosse stato Marco Civoli avrebbe tripudiato "Miodio Francesco Muraro!". Nando Martellini avrebbe esclamato, soavemente, come in quell’11 luglio di quell’anno là che tutti sanno, "Campioni del Mondo!", una sola volta, non tre, stavolta. Ci fosse stata la Gazzetta avrebbe titolato: "Tutto vero!".
Non c’era (quasi) nessuno sugli spalti del mitologico San Mamés di Bilbao, Spagna (anzi Paesi Baschi...), catino dell’Athletic. Dove i notai italiani, maglia azzurra e pure l’inno, si son laureati campioni del mondo di calcio il 17 giugno. Laurea sudatissima. Sette partite in tre giorni. Tre partite al giorno. In semifinale i dottori col sigillo hanno fatto fuori i colleghi francesi, ardui e gravosi alla pari di Zidane e soci nel quarto trionfo italico del 2006. E poi in finale, l’Austria, che è una specie di riedizione del Wunderteam degli anni Trenta che fece tremare gli eroi di Pozzo. Zero a zero nei tempi regolamentari da 25 minuti ciascuno con pioggia veemente e struggente. Poi niente spettro dei supplementari. Via subito alla lotteria dei rigori. E lì i notai hanno trionfato, quattro a tre, altro esito fatalmente evocativo. Rigore decisivo di Francesco Muraro.
Così è andata la prima edizione dei mondiali dei notai. Tra loro, nel 4-3-3 esibito dagli dottori azzurri, un guizzantissimo 36enne esterno alto forlivese, il dottor Nizar Ben M’Barek. "Dal 2016 ho lo studio in via delle Torri. Sono nato a Roma, da padre tunisino e madre abruzzese. Sono cresciuto a Chieti e poi ho studiato a Bologna. Alla fine ho deciso di lavorare in Emilia Romagna. E ho scelto Forlì. Che adesso è la mia città: ci sto bene, gente fantastica...". Anche i notai s’emozionano. Loro che svolgono il mestiere più noioso del mondo... "Nooo... il nostro mestiere non è noioso... ogni giorno siamo in contatto con le persone e viviamo con loro tantissime storie...".
Le nazionali dei notai pullulano nel mondo: 90 nazioni. Quella azzurra esiste dall’84. E infatti si chiama ’Ita84’. Tra i fondatori, il professionista bolognese Gianpaolo Zambellini Artini e il collega cesenate Claudio Sabatini. "Alla fine le nazionali sudamericane – spiega il dottor Nizar – hanno ampliato i tornei. Ed è nata l’idea dei mondiali". Prima edizione, in Spagna. "Come sono finito in nazionale? Ci siamo tutti proposti – racconta Nizar –. In primavera a Genova, durante l’assemblea nazionale professionale, abbiamo fatto le selezioni. Il ct è Fabio Pizzi, ex calciatore professionista, che affianca lo storico mister notarile Simone Chiantini... Un paio di allenamenti e il mister ha selezionato 25 giocatori... E poi in Spagna eravamo una cinquantina, tutto a spese nostre... Un’esperienza meravigliosa... E poi non sa la cosa più bella... Prima dei mondiali è arrivato l’inbocca-al-lupo di Fabio Grosso, Pirlo, Oddo, Ciccio Graziani e del mitico Trapattoni... Che ha detto: ’Ragazzi non conta giocare bene, conta vincere!’... E infatti abbiamo vinto... Non eravamo favoriti, ma abbiamo creato un gruppo magnifico... sì proprio come Bearzot in Spagna... Che gioia!". Tutto vero: il notaio Nizar – maglia di Platini nella bacheca di studio – non ha detto noia. Ma gioia.
Maurizio Burnacci