REDAZIONE FORLÌ

Sgarbi a Portico e Rocca (Forlì): "Edifici di pregio"

Il critico d’arte ha incontrato i sindaci Monti e Lotti, visitato i monumenti delle cittadine e assaggiato i piatti tipici del territorio

Sgarbi a cena coi sindaci di Rocca e Portico

Sgarbi a cena coi sindaci di Rocca e Portico

Forlì, 21 luglio 2022 - "Il tortello nella lastra del chiosco di Rocca San Casciano e le tagliatelle del Vecchio Convento di Portico sono i più bei monumenti che abbia scoperto oggi in Romagna, anzi, nella Romagna Toscana". Scherza Vittorio Sgarbi, fermatosi martedì sera al chiosco di Rocca mentre da Faenza rientrava a Roma, attraverso la strada del Muraglione, "colline e montagne che ero curioso di conoscere, perché la Toscana vuole violentare, dando il permesso d’innalzarvi le pale eoliche ai confini del Parco nazionale e a poca distanza dalla dantesca Acquacheta, di cui mi ha parlato anche l’amico Sauro Moretti".

Sgarbi, che cosa ha scoperto di artistico a Rocca accompagnato dalla guida Marco Laghi e dal sindaco Lotti?

"Un teatro di stile fascista molto originale, una piazza molto armoniosa, con le scritte ai lati ‘tabaccheria’, ‘farmacia’ e ‘Trattoria la Pace’ che la delimitano come quinte di un teatro. Nella chiesa del Suffragio ho ammirato una stupenda tela di Stradano e un tondo attribuito ad Andrea della Robbia, che per me potrebbe essere di Sante Buglioni".

E l’abbazia di San Donnino? "Un meraviglioso luogo che conserva affreschi del ‘300 di scuola riminese. Purtroppo dentro è stato depredato un altare. Così ho telefonato alla Soprintendenza perché sia riparato".

Dopo Rocca che cosa ha scoperto a Portico?

"Intanto ho conosciuto il sindaco, Maurizio Monti, col quale stiamo combattendo la battaglia contro l’installazione delle pale eoliche sull’Appennino zona Acquacheta. Sono arrivato verso le 21 e ho trovato una sorpresa poetica: la banda cittadina che faceva le prove in teatro, la gente che giocava al bar, le due chiese aperte per ammirare capolavori, fra cui una bellissima Madonna attribuita a Lorenzo di Credi".

Che cosa ha scoperto ancora? "Un ponte medievale a schiena d’asino indimenticabile, come un acquerello dell’800, in un paese da favola".

E la cena nel giardino del Vecchio Convento?

"Ottime tagliatelle al ragù, sottili e delicate come l’affettuosissima ostessa, con la quale ho fatto anche un ballo con musica anni ’50 e ’60. Insomma non solo un buon ristorante, ma anche un ambiente di rara armonia e poesia".

Non si è pentito di non aver imboccato l’autostrada per rientrare a Roma?

"Una deviazione perfetta per scoprire non l’Italia minore, ma quella più vera, specialmente se vista di notte".