SOFIA NARDI
Cronaca

Sentenza Sara Pedri, la sorella: “La nostra lotta contro il mobbing non si ferma"

Le parole di Emanuela: “Finchè non esisterà una legge adeguata non ci si potrà aspettare un risultato diverso”

Forlì, 31 gennaio 2025 - L'assoluzione dell’ex primario dell'unità operativa di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, e della sua vice, Liliana Mereu non ha sorpreso Emanuela Pedri, sorella di Sara, la ginecologa scomparsa nel 2021 in Trentino: "Finché non esisterà una legge adeguata sul mobbing non ci si può aspettare un risultato diverso. In questi anni si è fatto tanto, mi ci si è sempre mossi su un terreno instabile, perché mancava il puntello sulla legge, non a caso si è sempre parlato di 'maltrattamenti' o di 'abusi di mezzi di correzione': tutti termini inadatti a definire ciò che è successo a mia sorella o alle altre parti offese che, oggi, dopo la sentenza stanno vivendo momenti molto pesanti". 

Emanuela, la sorella di Sara Pedri dopo la sentenza con cui è stato assolto l'ex primario Tateo e la vice Mereu
Emanuela, la sorella di Sara Pedri dopo la sentenza con cui è stato assolto l'ex primario Tateo e la vice Mereu

Emanuela prosegue: "La speranza era quella di poter fornire un esempio collettivo, un risultato che abbiamo sfiorato senza riuscire a raggiungerlo. Però non sento di avere agito invano: in questi anni si sono creati legami, sono nate connessioni e, soprattutto, è nata l'associazione Nostos che si occupa proprio di mobbing e che ora si adopererà con ancora più forza per aiutare le vittime di mobbing e le loro famiglie. Sento che Sara mi è vicina in questa battaglia". 

La sentenza 

Il fatto non sussiste. Il giudice dell'udienza preliminare, Marco Tamburrino, ha assolto con formula piena l'ex primario dell'unità operativa di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, e la sua vice, Liliana Mereu dalle accuse di maltrattamenti in concorso e in continuazione nei confronti del personale del reparto. L'accusa, rappresentata dalla pm Maria Colpani, aveva chiesto una pena identica per entrambi gli imputati: quattro anni, due mesi e venti giorni, calcolata sulla base della pena prevista per il reato ipotizzato, ridotta poi di un terzo per il rito abbreviato