Semilibertà per Raimondi: "Detenuto corretto e scrupoloso". Oggi lavora in un supermercato

Fu il primo a confessare nel 2006 il rapimento del piccolo Onofri. Condannato a 20 anni con rito abbreviato, sta scontando la sua pena nel carcere cittadino. Grazie al nuovo regime, ora fa il magazziniere.

Semilibertà per Raimondi: "Detenuto corretto e scrupoloso". Oggi lavora in un supermercato

Salvatore Raimondi scortato dagli agenti. Ha rinunciato a chiedere permessi per rispetto della famiglia

Il suo nome è legato in maniera indissolubile a una delle vicende di cronaca nera più tragiche e dolenti della storia italiana recente: il rapimento, risalente al marzo del 2006, del piccolo Tommaso Onofri, il bambino di 17 mesi di Casalbaroncolo (Parma) il cui corpo senza vita fu ritrovato con tracce di strangolamento e colpi violenti alla testa. Salvatore Raimondi è stato il primo a confessare quando l’intera banda dei rapitori – composta anche da Mario Alessi, che sta scontando l’ergastolo per l’omicidio del bambino, e Antonella Conserva, condannata a 24 anni – venne tratta in arresto.

A distanza di 18 anni da quella vicenda – che suscitò orrore e sconcerto nell’opinione pubblica, al punto da ispirare, negli anni, canzoni e serie tv, oltre a lasciare diversi interrogativi senza risposta – emerge ora che Raimondi gode, da qualche settimana, del regime di semilibertà. Tale regime gli consente di uscire al mattino dal carcere di Forlì, dov’è attualmente detenuto, e lavorare come magazziniere in un supermercato della città. Condannato a 20 anni con rito abbreviato per il sequestro con morte non voluta dell’ostaggio, Salvatore Raimondi, oggi 45enne, ha rinunciato a chiedere permessi e benefici mentre scontava la pena, definendoli, a suo tempo, "ingiusti al cospetto del proprio crimine e irrispettosi verso il dolore della famiglia Onofri". Dopo il ritrovamento del corpicino del bimbo, circa un mese dopo il rapimento, i giudici del tribunale di Parma, al processo, dettero credito alla versione dei fatti fornita proprio da Raimondi: fu lui che sfilò il piccolo Tommy dal seggiolone e lasciò un’impronta sul nastro adesivo con cui era stata legata tutta la famiglia, mentre Mario Alessi fu l’unico esecutore materiale dell’omicidio.

Raimondi ha già scontato 16 anni e mezzo di carcere, ma non è ancora libero perché nel 2018 è stato condannato a tre anni e mezzo, per estorsione nei confronti di un altro detenuto. La notizia della semilibertà concessa a Raimondi è stata annunciata dalla Gazzetta di Parma.

A Forlì, naturalmente, vige il più stretto riserbo sull’attuale impiego dell’uomo e sul nome della ditta che gli sta garantendo questa opportunità di reinserimento, peraltro prevista dal nostro ordinamento giuridico. Tuttavia, chi ha avuto modo di conoscerlo negli ultimi due anni e di seguire il suo percorso di formazione parla di un detenuto "corretto, attento e scrupoloso", dunque meritevole di una seconda chance, per quanto aberrante sia il reato cui, poco meno di vent’anni fa, ha contribuito in prima persona. "Provo una profonda amarezza – ha dichiarato, sempre alla Gazzetta di Parma, Paola Pellinghelli, la madre del piccolo Tommy – quando sento parlare di permessi, sconti o semilibertà. Questa non è giustizia, è ingiustizia. Una condanna, soprattutto per reati così gravi, va scontata interamente. Noi familiari non abbiamo alcuno sconto sul nostro dolore".

Maddalena De Franchis