
Rubens Gardelli e la moglie Katherine, tornata in Guatemala col bambino
"Un’autentica campagna del fango". Sono le parole indignate di un padre disperato, quelle con cui Rubens Gardelli respinge al mittente le accuse di violenze rivoltegli ieri dalla moglie Katherine, che nel luglio del 2023 ha lasciato la casa di famiglia a Forlì, per far rientro in Guatemala, suo paese natale, portando con sé il piccolo Brando, figlio della coppia, all’epoca di due anni appena. "Con l’inganno", dice l’imprenditore forlivese che da maggio non vede il piccolo nemmeno a distanza.
Ieri i legali italiani della moglie di Rubens – l’avvocato Angela Speranza Russo e il collega Emilio Malaspina, dello Studio Legale Tutela Donne, del Foro di Roma –, hanno reso noto che il tribunale guatemalteco ha rigettato la richiesta di rimpatrio di Brando, disposta dal Tribunale italiano su istanza del padre. La madre, dicono, è stata riconosciuta "vittima di violenza" e il rientro in Italia "esporrebbe il bambino a gravi rischi". Una decisione disposta in applicazione della Convenzione dell’Aja "che tutela i minori in situazioni di pericolo". Insomma, la donna "non ha rapito suo figlio, ma ha agito per proteggerlo". Questa "è la verità dei fatti".
Gardelli, imprenditore del caffè, ha incontrato due volte il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Per Brando si è tenuta il 10 gennaio una partecipatissima fiaccolata in pieno centro, fino a piazza Saffi. A rappresentare Rubens, in questa vicenda, è l’avvocato romano Ettore Gassani, lo stesso che nei giorni scorsi ha restituito all’abbraccio della madre il piccolo Ethan, rapito sei mesi fa dal padre. Dopo le parole che la moglie ha affidato ai social network, Gardelli smentisce con veemenza le accuse. "L’ambasciata italiana in Guatemala nel dicembre 2023 ha notificato a mia moglie il provvedimento temporaneamente esecutivo con cui nell’ottobre dello stesso anno il tribunale di Forlì ha disposto a mio favore l’affidamento esclusivo e rafforzato del bimbo. La mancata ottemperanza prevede una condanna da 6 mesi a tre anni di carcere. Recentemente al Senato è passato il decreto legge, ora al vaglio della Camera, che inasprisce la pena per il reato di sottrazione di minore equiparandolo al sequestro di persona. Questo prevede l’arresto internazionale".
L’imprenditore è netto anche sul capitolo violenze. "Io e Kathrine abbiamo abitato per due anni e mezzo in Italia e non è stato accertato alcun atteggiamento violento nei suoi confronti: nessuna denuncia, nessun accesso al pronto soccorso. Per questo l’ho già denunciata per diffamazione". L’imprenditore si sofferma poi su un dettaglio: "Anziché rivolgersi alla giustizia italiana, Katherine mi ha denunciato solo dopo essere rientrata in Guatemala, a distanza di mesi dalla presunta violenza. Ho prove schiaccianti del contrario".
Secondo i legali della mamma di Brando, la donna sarebbe stata vittima di un’informazione "distorta", basata su una "ricostruzione falsa e gravemente lesiva". Il rapimento? "Se ne parla come se fosse un fatto accertato, quando in realtà non esiste alcun provvedimento che lo confermi". C’è comunque un’inchiesta della procura di Forlì. La giornata di ieri si è conclusa perciò con uno scambio di accuse dall’Italia al centro America. Uno scontro a distanza anche tra i giudici dei due paesi.
Rubens non si dà per vinto anche se è consapevole della difficoltà di una battaglia impari. "Quella di mia moglie è una famiglia potente, l’ingresso alla proprietà è presidiato 24 ore al giorno da due guardie del corpo. Ma io non mi arrendo".