Non solo i campi devastati dall’alluvione dello scorso anno, interi raccolti andati perduti, macchinari ricoperti di fango e piantagioni da ripristinare. Sulla testa degli agricoltori romagnoli incombono tasse che non avrebbero dovuto pagare. "La legge 101, entrata in vigore il 12 luglio di quest’anno, sancisce per le imprese agricole colpite dall’alluvione la riduzione del 68% dei premi e dei contributi previdenziali di quest’anno", spiega il vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena, Alberto Mazzoni (nella foto), che a sua volta ha un’azienda agricola. Una norma che è già prevista per chi lavora in alta collina e montagna, e che il legislatore ha voluto estendere a tutte le altre che lavorano in pianura, ma che hanno subìto le esondazioni: invece di pagare 100, si paga 32. Questa norma consentirebbe di mantenere una certa liquidità in capo agli agricoltori. Sui incombeva invece il pagamento entro lunedì. Ieri è arrivato il rinvio al 31 dicembre, ma il problema resta.
"La legge dava mandato all’Inps di calcolare quanto dovuto dagli agricoltori, ma nessuno ha poi fatto nulla e noi lunedì avremmo dovuto pagare per intero premi e contributi – spiega, furibondo, il vicepresidente provinciale di Confagricoltura –. In extremis è arrivata la proroga che ci permette di non pagare fino a dicembre. Senza i conteggi giusti, noi quei soldi li dovremo comunque tenere da parte, se non ci dicono quanto potremo risparmiare. Ma nel frattempo non ci sono arrivati i soldi dei ristorni dopo la catastrofe". Un ‘incidente’ che si somma a quello di due settimane fa quando centinaia di Pec annunciavano, sempre agli agricoltori, che le loro richieste di ristorno dei danni subiti per il mancato raccolto o non erano state accettate o, se lo erano, avevano importi minimi, in alcuni casi di meno di una decina di euro.
"Abbiamo appena finito di lottare perché queste richieste vengano rivalutate – continua Mazzoni –, ora abbiamo dovuto lottare perché non ci arrivasse un salasso non previsto, anzi, non dovuto, visto che c’è una legge dello Stato che ci dovrebbe tutelare. Ci avevano detto che dopo aver pagato, sarebbe fatto il calcolo e avremmo potuto fare richiesta per avere un credito sulle future tasse. Ma anche fare richiesta comporta comunque spendere altri soldi. Sarà mai possibile che lo Stato faccia ricadere sempre sui privati la sua inadeguatezza?". Le associazioni di categoria si sono così mosse con un obiettivo: che questi ulteriori tre mesi l’Inps calcoli gli importi. "Ma ormai – conclude amaramente il vicepresidente di Confagricoltura – siamo arrivati al punto che fare impresa agricola è diventato un rischio troppo grande, senza certezze, senza poter fare programmazione e senza la sicurezza di avere uno Stato che ti possa assistere in caso di necessità".
Matteo Bondi