MAURIZIO BURNACCI
Cronaca

Sara Pedri, le vessazioni e il suicidio. “In reparto un clima esplosivo”

L’avvocato della famiglia riassume così la lunga requisitoria della pm di Trento. L’ex primario di ostetricia e la sua vice accusati di maltrattamenti. La sentenza a dicembre

Sara Pedri, ginecologa di 31 anni, è scomparsa il 4 marzo del 2021

Sara Pedri, ginecologa di 31 anni, è scomparsa il 4 marzo del 2021

Forlì, 8 ottobre 2024 – Sei ore di requisitoria non sono bastate alla pm Maria Colpani per giungere alla richiesta di pena per i due imputati (tanto è sterminato il fascicolo del processo); ma quelle sei ore di requisitoria (durissima) sono comunque state largamente sufficienti per delineare la situazione in cui versava, all’epoca dei fatti contestati, il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento: “Il dipartimento era una pentola a pressione piena di gas nocivo pronta ad esplodere”: parole pronunciate ieri, durante una pausa della seduta, dall’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia di Sara Pedri.

L’udienza di ieri al tribunale di Trento per il procedimento penale scaturito dalla tragica vicenda di Sara, la 31enne ginecologa di Forlì scomparsa nel nulla (gli inquirenti pensano a un suicidio) il 4 marzo 2021, dopo essersi dimessa dall’ospedale (e il cui corpo non è mai stato ritrovato) non è quindi sfociata, come s’era ipotizzato, nella richiesta di pena; la procura ha tuttavia illustrato un intreccio accusatorio vasto e profondo di quello che era il contesto del reparto diretto a quei tempi dal primario Saverio Tateo (presente ieri in aula solo per qualche minuto) con l’ausilio della sua vice, Liliana Mereu.

E proprio i due medici sono ora gli imputati del processo che si sta svolgendo a Trento in udienza preliminare a porte chiuse davanti al giudice Marco Tamburrino. I due – che non lavorano più all’ospedale Santa Chiara – sono accusati di maltrattamenti sul lavoro in concorso, per le presunte vessazioni psicologiche che si sarebbero consumate nell’unità operativa.

Le parti offese (tra medici e personale sanitario), emerse via via durante le indagini, sono 21, tra cui figura la stessa Sara Pedri, rappresentata in aula dalla madre. Nove di loro sono state sentite dal giudice in un incidente probatorio nell’autunno dello scorso anno. Complessivamente la richiesta danni si attesta a 1,2 milioni.

Tateo e Mereu sono stati invece ascoltati in aula, in diverse udienze, la scorsa primavera. Entrambi gli imputati si sono sempre dichiarati estranei ai fatti contestati. Secondo gli investigatori, Sara – che era giunta a Trento nel novembre del 2020, dopo aver terminato il dottorando a Catanzaro – si sarebbe tolta la vita proprio in seguito alle angherie e alle prevaricazioni che si sarebbero consumate nel reparto.

“Un quadro lucido e convinto quello argomentato dalla pm Colpani – ha rimarcato l’avvocato Gentile –. Ci aspettavamo questa impostazione da parte dell’accusa, che concorda con l’esito delle indagini e di quanto emerso nell’incidente probatorio. Sara non c’è più, ma la sua fine drammatica è servita a scoperchiare un vaso di Pandora. Sara ha fatto con sacrificio quello che avrebbe dovuto fare la politica già dal 2018”.

La prossima udienza è per il 19 novembre. Quando, oltre alla conclusione delle requisitoria del pm Colpani, dovrebbero parlare gli avvocati di parte civile. La sentenza è prevista per il 13 dicembre. Salvo slittamenti.