VALENTINA PAIANO
Cronaca

Sara Pedri, due tesi di laurea sulla ginecologa scomparsa: "Stress e mobbing uccidono"

Una studentessa di Catanzaro si è concentrata su quello che accade in ambito ospedaliero. La neodottoressa di Forlì: "Le nostre famiglie si conoscono, la sua vicenda mi ha sconvolto"

Emanuela Pedri, sorella di Sara, mostra le due tesi di laurea. A destra, la forlivese Francesca Laghi dopo la discussione. Nel todno Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni scomparsa il 4 marzo 2021 a Cles, in Trentino

Emanuela Pedri, sorella di Sara, mostra le due tesi di laurea. A destra, la forlivese Francesca Laghi dopo la discussione. Nel todno Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni scomparsa il 4 marzo 2021 a Cles, in Trentino

Forlì, 27 agosto 2024 – Il caso di Sara Pedri, la giovane ginecologa di Forlì scomparsa nel 2021 a Cles, in Trentino, dove si sarebbe tolta la vita gettandosi nel lago di Santa Giustina a seguito del presunto mobbing subìto in corsia, continua a lasciare il segno. A testimoniarlo sono due giovani neolaureate, Francesca Laghi e Marta Salerno, che a distanza di tre anni hanno scelto di dedicare le loro tesi a due aspetti distinti della vicenda.

Entrambe hanno recentemente conseguito la laurea triennale: Francesca Laghi ha completato il percorso in Consulenza del lavoro e Relazioni aziendali presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, mentre Marta Salerno si è laureata in Scienze e Tecniche di Psicologia Cognitiva all’Università Magna Graecia di Catanzaro. "Per la mia tesi mi sono concentrata sul mobbing all’interno degli ospedali – spiega Marta Salerno –, degli ambienti che dovrebbero essere sinonimo di cura ma che, purtroppo, a volte si trasformano in luoghi di grande stress per i professionisti. Il caso di Sara è stato discusso durante le lezioni della professoressa Giuditta Lombardo e la vicenda ha avuto un forte impatto emotivo su di me. Credo che parlarne sia un atto di giustizia verso di lei e un modo per tenere alta l’attenzione su questi temi".

Francesca Laghi, invece, condivide con Sara molto più di una semplice città: entrambe sono legate profondamente a Forlì, un luogo che ha segnato le loro radici e il loro percorso di vita. "Vivo poco distante da casa della famiglia Pedri e i miei genitori conoscono il papà e la mamma di Sara. La sua scomparsa ci ha scosso profondamente. Affrontare in università il suo caso dal punto di vista giuridico – sottolinea la giovane forlivese – mi ha fatto capire quanto fosse importante approfondire la cornice legislativa del mobbing".

È ancora in corso il processo a carico dell’ex primario di ginecologia dell’ospedale di Trento, Saverio Tateo, e della sua vice, Liliana Mereu, entrambi accusati di maltrattamenti. Il procedimento dovrebbe concludersi entro l’anno con la sentenza finale. "Il fatto che la vicenda di Sara sia stata affrontata da due giovani in ambito universitario, legate a due città così significative nella sua vita, Forlì, dov’è cresciuta e Catanzaro, luogo in cui si è specializzata, rende queste tesi particolarmente simboliche. Esse dimostrano – spiega Emanuela Pedri, sorella della ginecologa scomparsa – come questa tragedia sia in grado di creare relazioni e connessioni inaspettate e che il suo caso è ormai emblematico per comprendere in modo più approfondito fenomeni sociali complessi come il mobbing".

Dopo tre anni, l’impegno di Emanuela continua, infatti, ha fondato l’associazione Nostos, con l’obiettivo di sostenere chi, come sua sorella, è vittima di vessazioni fisiche e psicologiche. Al suo fianco in questa difficile battaglia, gli avvocati e gli psicologi dell’associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse ed è da tempo impegnata nel caso di Sara. Indipendentemente dall’esito del processo, è evidente che la storia della ginecologa forlivese ha già lasciato un segno profondo, spingendo giovani studiosi a riflettere su come rendere il luogo di lavoro uno spazio sicuro.