SERENA D’URBANO
Cronaca

Sara Pedri scomparsa, un premio a suo nome ai futuri medici

Riconoscimento dell’Università di Catanzaro, il responsabile regionale dei Giovani chirurghi: "Esistono ambienti tossici, ma certi atteggiamenti non sono tollerabili"

Sara Pedri, la giovane dottoressa scomparsa il 4 marzo 2021 a Cles, in Trentino

Forlì, 17 novembre 2023 – Un premio in memoria di Sara. Questa volta l’iniziativa non parte dalla famiglia Pedri, ma dall’Università ‘Magna Grecia’ di Catanzaro, dove la giovane si formò, e in particolare dal dottor Giuseppe Sena, 36 anni, responsabile calabrese della Spigc (Società polispecialistica italiana dei giovani chirurghi). La targa, realizzata dal maestro orafo Michele Affidato, sarà assegnata allo specializzando che avrà dato il miglior contributo scientifico e sarà consegnata oggi durante il congresso regionale della Spigc.

Sena, lei conosceva Sara?

"Non direttamente. Ma il primario di Ginecologia e Ostetricia, il professor Zullo, e la dottoressa Venturella, tutor di Sara, ne erano entusiasti. Ho seguito la vicenda, mi ha profondamente colpito. Noi giovani medici ci siamo immedesimati in lei".

Come nasce l’idea del premio in sua memoria?

"Come responsabile regionale dei giovani chirurghi ho a cuore certe tematiche. Ci sono alcune situazioni che spesso sono sottaciute nel nostro ambiente e che però esistono".

Quali?

"L’ambiente medico ha dinamiche ed equilibri particolari. Alcuni atteggiamenti, legati alla trasmissione del sapere chirurgico, appaiono storicamente normali. Certi comportamenti vessanti sono considerati pedagogici, ma non è così. Purtroppo il caso di Sara è solo l’ultimo di una lunga serie".

Sono dinamiche diffuse?

"Non voglio generalizzare. Ci sono ambienti che valorizzano i giovani. Ci sono realtà molto virtuose e ambienti più tossici, o meglio, che alcuni soggetti apicali rendono tali. Ma bisogna essere empatici tanto nei confronti dei pazienti quanto dei colleghi: l’empatia è una caratteristica imprescindibile della professione medica".

Sara aveva avuto un percorso sereno a Catanzaro, poi a Trento è iniziato il declino. Il suo entusiasmo è stato frenato.

"Il giovane è un valore da coltivare, non un soggetto da vessare, la società non se lo può permettere. Oggi è ancora più anacronistico se si pensa alla crisi di vocazione per la professione medica. Certi atteggiamenti non sono più tollerabili".

In tutte le professioni esistono dinamiche complesse imposte da certe ’gerarchie di potere’. Quella medica cos’ha di diverso?

"Il nostro è un lavoro che ha già in sé una forte componente di stress, non possiamo aggiungerne altre. Inoltre la medicina si evolve velocemente e oggi si basa anche su una serie di supporti tecnologici che il giovane gestisce molto bene. Non ha senso che il più anziano cerchi di sopraffare il più giovane".

È principalmente una questione anagrafica?

"È una questione di leadership. Un buon leader deve creare entusiasmo. Il consenso se lo deve guadagnare: è solo così che seguirlo diventa naturale. Imporre regole e umiliare ottiene l’effetto contrario".

La famiglia di Sara è rimasta particolarmente toccata dalla vostra scelta di conferire un premio in suo nome.

"Ci sembrava giusto onorare la sua memoria anche come professionista. Daremo una targa ricordo anche ai familiari. E ci piacerebbe proporre altre edizioni del premio, magari integrandolo con borse di studio, corsi di formazione o collane di libri".