MAURIZIO BURNACCI
Cronaca

Sara Pedri, l’inchiesta è chiusa: l’ex primario rischia il processo

La procura di Trento ha sigillato le carte dell’indagine scaturita dal caso della ginecologa forlivese di 31 anni svanita nel nulla il 4 marzo 2021. Accuse di maltrattamenti per il medico e la sua vice

Forlì, 2 febbraio 2023 – La procura di Trento è convinta di avere tutte le carte in regola per sostenere un eventuale processo. Per questo sul caso di Sara Pedri, o perlomeno sull’inchiesta collegata alla scomparsa della 31enne dottoressa forlivese, svanita nel nulla il 4 marzo 2021, gli inquirenti hanno chiuso le indagini. Anche prima del previsto, dato che i tempi potevano andare avanti fino a fine febbraio.

Sara Pedri
Sara Pedri

Ora quindi la procura stessa si appresta a chiedere il rinvio a giudizio, per il reato di maltrattamenti, contro l’ex primario di Ginecologia del nosocomio trentino, Saverio Tateo, e la sua vice, Liliana Mereu.

Tateo era stato licenziato, nell’autunno 2021, dall’azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento. Un provvedimento che arrivava col parere positivo espresso dal Comitato dei garanti dell’Ausl, a seguito dell’indagine interna istituita dopo la scomparsa di Sara; indagine da cui erano emersi "elementi di criticità oggettiva" nella gestione dell’unità operativa dell’ospedale Santa Chiara. Anche la Mereu da tempo non lavora più all’ospedale di Trento.

La decisione della procura trentina arriva dopo la chiusura del lunghissimo incidente probatorio sostenuto in tribunale, dove da settembre a dicembre sono state sentite diverse persone coinvolte nei fatti. In tutto le parti offese, compresa Sara, sono 21, in gran parte ginecologhe, ostetriche e infermieri che lavoravano o hanno lavorato nel reparto. L’ex primario, come sempre ha fatto fin dall’inizio della vicenda, continua a respingere le accuse. Come da procedura, gli avvocati dei due indagati hanno davanti a loro i canonici venti giorni per inoltrare alla procura documenti, memorie, investigazioni a difesa del loro assistito.

L’indagine era scattata nella primavera del 2021, un paio di mesi dopo la scomparsa della 31enne Sara Pedri, di cui si sono perse le tracce dopo che aveva rassegnato le dimissioni dal reparto. L’auto della dottoressa forlivese era stata ritrovata vicino al lago di Santa Giustina. L’ipotesi più probabile è che la ragazza si sia gettata proprio in quel catino dolomitico. Ma il suo corpo, nonostante le continue ricerche, non è mai stato ritrovato.

In base alle accuse, Sara si sarebbe tolta la vita a causa delle presunte angherie verbali e psicologiche che avrebbe subito lavorando nel reparto diretto da Tateo e Mereu. Nei suoi scritti, nei messaggi ai famigliari forlivesi o al fidanzato, la 31enne dottoressa aveva confessato di "non farcela più", di "non sentirsi all’altezza del compito svolto", di essere sempre "disprezzata dai suoi superiori". Una situazione di "disagio e paura", all’interno di quel reparto, che avrebbero confermato tutte le persone sentite dal giudice. Caduta invece, contro i due medici, l’accusa di abuso dei mezzi di correzione e disciplina.