Una piccola folla di bandiere rosse si è raccolta ai piedi della prefettura, ieri, mentre tutto intorno si svolgeva il mercato del venerdì. La manifestazione, organizzata da Cgil, è stato un modo per manifestare vicinanza all’infermiera aggredita a coltellate da un paziente, nella Casa della Salute di Meldola. La donna non si trova in pericolo di vita, ma la sua terribile storia si trasforma, nelle bocche dei colleghi, in un grido d’allarme per la situazione di quegli operatori sanitari e medici che, ogni giorno, si trovano a fare i conti con la violenza.
Fornisce numeri precisi, Mirko Masotti, segretario generale di Fp-Cgil Forlì-Cesena: "Negli ultimi 5 anni le aggressioni sono aumentate del 38% e, secondo alcune ricerche, il 42% degli operatori dichiara di avere subito una violenza di natura fisica o psicologica. Negli ultimi giorni il governo ha avanzato l’idea che una possibile soluzione sia quella di militarizzare gli ospedali. Servono, invece, altre strade: una rete sociale che intercetti il malessere prima che arrivi in corsia, la possibilità di lavorare con un organico pieno e non sempre in emergenza e nuovi contratti di lavoro al passo con i tempi. Abbiamo bisogno che questa indignazione che proviamo rimanga, e non sia solo legata al momento, destinata a scemare nei prossimi giorni". A partecipare al sit-in, una sessantina di persone pronte ad applaudire alle parole accorate dei relatori. Tra le testimonianze, anche quella di un’infermiera di Ausl Romagna, Lucia Pezzi: "Coltellate, forbici brandite contro il volto, spintoni, pugni, olio bollente, minacce, ricatti… Faccio questo lavoro dal 2005 e queste sono solo alcune delle aggressioni che io e i colleghi subiamo quasi quotidianamente. Le aggressioni non devono diventare abitudini. Noi ci prendiamo cura degli altri e ogni giorno rischiamo di non tornare a casa, o si rischia che in futuro non ci sia più nessuno a svolgere questa professione. E allora che fine farà la nostra sanità?".
Le testimonianze si susseguono una dopo l’altra. Cinzia, educatrice professionale Ausl, ad esempio, sottolinea come l’infermiera accoltellata a Meldola sia salva grazie a un caso fortuito: le colleghe hanno sentito le sue urla: "Perché si trovava lì da sola? Perché nelle strutture sanitarie non esiste un sistema di sicurezza per allertare i colleghi tramite un pulsante?". La parola, infine, va alla segretaria generale Maria Giorgini: "Oggi incontreremo il prefetto che ci ha accordato la sua disponibilità e anche a lui porteremo le nostre istanze: abbiamo bisogno di definire insieme linee guida e un cambiamento radicale del sistema. Come si fa ad andare avanti se manca il personale? Se non vengono rinnovati i contratti da anni? Se i lavoratori sono costretti a continui doppi turni? Noi vogliamo che le persone si sentono orgogliose di fare al meglio il proprio lavoro e quello che chiediamo sono le condizioni affinché questo possa finalmente essere possibile".
Sofia Nardi