
Sopra, la situazione attuale al Ronco Lido. A sinistra, Graziano Rinaldini
Al posto dell’ex ristorante del Ronco Lido, da ormai diverse settimane, c’è solo una montagna di detriti e ferraglia. È quel che resta dopo l’abbattimento della struttura, un intervento preliminare alla riqualificazione dell’area, dove – nel disegno dell’amministrazione – saranno realizzate nuove strutture sportive e un chiosco in legno. L’idea non convince molti abitanti del quartiere Ronco, affezionati all’edificio nato dalle loro stesse mani, o di quelle di coloro che li hanno preceduti (alcuni ricordano che su una delle pareti Silver Sirotti, il giovane forlivese ucciso sull’Italicus, avesse dipinto una scenetta, a lungo lasciata intatta in sua memoria).
La contrarietà è emersa chiaramente durante l’assemblea pubblica di giovedì scorso che ha visto alzarsi molte voci critiche. È a partire dalla storia del luogo che muove l’analisi del consigliere Pd, Graziano Rinaldini: "Il Ronco Lido si chiama così perché nei primi anni del Novecento le rive del fiume erano la spiaggia di Forlì con il casello per i bagni. Attorno al 1920 si iniziò la costruzione di una struttura in calcestruzzo armato, idonea alla realizzazione di un frantoio, nel punto esatto dove sorse poi il ristorante del Ronco Lido". Rinaldini prosegue, ricordando come "dopo la seconda guerra mondiale il frantoio venne ristrutturato con il lavoro volontario di cittadini di tutte le età, che nel 1946 realizzarono la prima sede della ‘Cooperativa Ronco Lido’, che ospitava le sezioni del Pci e Psi e una piattaforma per il ballo estivo dove si esibirono cantanti come Carboni, Taioli, Parisi e la Pizzi. Nel 1956 si realizzò il primo argine sulla sponda sinistra e in quel periodo i giovani del quartiere costruirono con il loro lavoro volontario il primo campo da calcio. Il polisportivo venne intitolato ad un giovane partigiano, Albo Sansavini. Nei primi anni ’80, poi, l’Udi (Unione donne italiane) prese in gestione il Ronco Lido per autofinanziarsi, costituendo la cooperativa ‘Iris Versari’, da cui si svilupperà una straordinaria esperienza di volontariato e confronto". Un excursus storico che, secondo Rinaldini "spiega le ragioni del forte attaccamento dei cittadini. Una storia che l’amministrazione ha scelto di cancellare, senza coinvolgere minimamente i cittadini prima della decisione definitiva sul nuovo progetto". "Forlì non è di proprietà di chi vince le elezioni. L’amministrazione deve tenere conto dei cittadini e della loro storia"". Rinaldini, poi, smentisce le parole degli amministratori presenti all’assemblea: "Hanno affermato che era il trentennale stato di abbandono del Ronco Lido a rendere necessario un intervento drastico. In realtà il Comune di Forlì nel 2009 deliberò un intervento importante di consolidamento della struttura del Ronco Lido e avviò una gara per la concessione e gestione ventennale dell’intera struttura. Il concessionario purtroppo non fu in grado di terminare gli impegni assunti e da allora iniziò un lungo contenzioso. Come hanno ribadito decine di cittadini all’assemblea, la struttura era solida e dunque la si sarebbe potuta rigenerare".
Nel mirino anche l’area verde, oggetto di un intervento drastico: "Diversi professionisti, agronomi, vivaisti, manutentori di alberature presenti all’assemblea hanno contestato le modalità di potatura e capitozzatura di molti alberi presenti nell’area verde del Ronco Lido". Sulla stessa linea di Rinaldini, anche Rinnoviamo Forlì: "Il processo decisionale è stato caratterizzato da un insufficiente coinvolgimento della comunità. Riteniamo fondamentale che le decisioni che influenzano direttamente la vita dei cittadini siano prese con la loro partecipazione attiva, garantendo trasparenza e ascolto delle esigenze locali. Il tutto nel rispetto della storia e dei simboli della nostra città".
Sofia Nardi