Quarto tentativo, fallito. Il processo, di nuovo, fa naufragio; e ora, forse, si riproverà a farlo salpare. Per la quinta volta.
Il caso Varano sul riciclaggio di soldi tra Italia e San Marino, impostato nel 2008 dalla procura di Forlì (pm Fabio Di Vizio) col primo atto d’indagine (il sequestro di una valigetta con dentro un milione e 600mila euro), poi deflagrato nel maggio 2009 con 5 arresti (i vertici della Cassa di Risparmio di San Marino) e una trentina di indagati, è affondato ieri in tribunale a Forlì con un atto del togato Monica Galassi, che presiedeva il collegio che doveva giudicare la posizione di 23 imputati, accusati di riciclaggio, abusivismo bancario, ostacolo alla vigilanza, associazione a delinquere.
Il giudice ha infatti accolto le eccezioni preliminari del corposo plotone di avvocati difensori, annullando così, tutto in un botto, il decreto di citazione a giudizio. Il processo si eclissa. Solo nelle prossime ore si sapranno le motivazioni che hanno indotto il giudice Galassi a cancellare 13 anni tra indagini e ripartenze processuali: adesso le carte tornano alla procura di Forlì. Ufficialmente il procedimento riparte da zero.
Di certo tra i capisaldi delle eccezioni preliminari firmate dagli avvocati spiccavano "l’indeterminatezza e della scarsa chiarezza del capo d’imputazione...": e dire che il capo d’imputazione era un dossierone di oltre 400 pagine.
Non si sa proprio che fine farà ora questa trama di accuse e milioni; per adesso cantano vittoria gli avvocati (tra cui Massimiliano Annetta, Tommaso Guerrini, Guido Magnisi, Bortolo Mangogna, Moreno Maresi, Nicola Mazzacuva, Carlo Nannini, Roberto Roccari). Che dovranno comunque attendere le contromosse della procura di Forlì. Che, in un lasso relativamente breve, dovrebbe riproporre la richiesta di rinvio a giudizio, tenendo però conto che gran parte dei reati contestati è caduta in prescrizione; di fatto resta in piedi il riciclaggio. Poi dovrà seguire l’udienza preliminare e i relativi ritmi attuativi. E intanto i tempi per un nuovo ipotizzabile processo rischiano di incepparsi nei porti delle nebbie.
In breve, per chiudere, l’odissea del processo è questa: nel 2011 si parte una prima volta a Forlì; poi scatta l’incompetenza territoriale. Il procedimento trasloca a Rimini. Ma pure lì viene decretata l’incompetenza territoriale. Il fascicolo torna a Forlì. Dove però subisce uno stop per il trasferimento di un paio di giudici. Poi la ripartenza. Ieri, il quarto naufragio.
Maurizio Burnacci