
Il segretario Mario Alboresi, ricandidato nel congresso. In alto, lo stand che vende Sangiovese e gadget del partito, che ha recuperato nome e simboli ‘storici’. Qui sopra, a destra, l’ambasciatore nordcoreano a Roma Chun Guk Kim (fotoservizio Cristiano Frasca)
Forlì, 30 marzo 2025 – Vessilli rossi con falce e martello che compaiono già nella strada adiacente al teatro ‘Il Piccolo’ (via Cerchia, quartiere Bussecchio) e manifesti sparsi in cui risalta lo slogan ‘Per l’Alternativa di Sistema’. Il Partito Comunista Italiano – stessa sigla di una volta, Pci – ha scelto Forlì come sede del suo terzo congresso nazionale, tre giorni da venerdì fino a oggi e interventi finalizzati alla scelta del nuovo segretario nazionale. Sono circa 200 i delegati di partito provenienti da tutta Italia, oltre a una settantina di ospiti internazionali: spicca Chun Guk Kim, ambasciatora a Roma della Corea del Nord, ma c’erano anche i rappresentanti di Palestina e Vietnam, nonché alcuni inviati dei partiti comunisti di Cile, Cuba e Costa D’Avorio.
All’ingresso del teatro, in accoglienza delle delegazioni, è stato allestito un punto di merchandising con diversi oggetti tra cui spille, borse, libri e anche un paio di vini, quello celebrativo del Congresso e ‘Il Compagno’ con tanto di pugno alzato in etichetta: entrambi rossi, Sangiovese. Tra i volti stampati, non può mancare quello di Che Guevara.
Nella cerimonia d’apertura dei lavori, i compagni e le compagne d’Italia, in piedi e con il pugno chiuso in alto, hanno intonato ‘Fischia il Vento’ dei Modena City Ramblers, nota rivisitazione di una canzone partigiana, mentre entravano le bandiere della brigata Garibaldi e del Partito Comunista Italiano. A seguire, tra qualche mormorio di disapprovazione messo subito a tacere con semplici occhiatacce, ha risuonato l’Inno italiano. Altro pugno alzato per l’Internazionale socialista che ha dato il via ai lavori del congresso, non prima di uno scrosciante applauso indirizzato al partigiano Giovanni Nanni dell’8ª Brigata Garibaldi.
Oltre alle bandiere di partito e ai vessilli partigiani, sul palco erano presenti quelle della Palestina, i fazzoletti dell’Anpi e il simbolo della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi. Forte la connotazione partigiana anche in avvio lavori, con Patrizio Andreoli, responsabile nazionale del comitato organizzativo, che ha letto un brano riguardante la resistenza romagnola (e forlivese in particolare) durante l’occupazione nazifascista in Italia nel 1944: "La Romagna è dura da conquistare".
Per il Pci è stato un motivo in più per svolgere il Congresso a Forlì, oltre che per la buona logistica e i prezzi "ancora abbordabili", come confermato dal responsabile stesso. Qui, finché è esistito nella sua prima incarnazione, il Pci eleggeva sindaci, assessori, parlamentari, politici di tutti i livelli. Dalla lotta partigiana si passa alla pace sì, ma fuori dalla Nato: questo il tema toccato dalla relazione del segretario nazionale Mauro Alboresi, che ha presentato l’unica mozione in discussione in questo congresso. I lavori proseguono anche oggi, quando verrà definito il nuovo direttivo nazionale e confermato, molto probabilmente, Alboresi.