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Pompignoli attacca Carradori: "Che tegola la sentenza sui medici del 118 a Ravenna"

Il consigliere regionale ed esponente di Fratelli d’Italia chiede le dimissioni del direttore generale dell’Ausl

Massimiliano Pompignoli in Regione

Massimiliano Pompignoli in Regione

I numeri sono impressionanti: in diciotto mesi, da gennaio 2023 a giugno 2024, sono 36.364 le visite mediche e le prestazioni specialistiche saltate in Romagna a causa della mancata disdetta da parte dei cittadini. A commentare i dati della Regione è il consigliere regionale e candidato per Fratelli d’Italia, Massimiliano Pompignoli.

"In un anno e mezzo, sono saltate più di 66 visite al giorno – dichiara Pompignoli –. Le lunghezze delle liste d’attesa sono così esasperanti che sempre più spesso un paziente si ritrova a prenotare una visita o un esame ma poi non si presenta". Secondo Pompignoli "il cittadino nel frattempo si attiva attraverso il canale privato, oppure, dal momento della prenotazione all’ipotetica data fissata per la visita, gli sono insorte altre patologie che rendono inutile quell’esame". La conclusione di Pompignoli è amara: "Gli autoproclami della Regione sulla più bella ed efficiente sanità d’Italia si scontrano con la triste realtà dei numeri".

Restando in tema ‘sanitario’, il consigliere dice la sua anche in merito a una sentenza del tribunale civile di Ravenna, che ritiene "una tegola severa per l’Ausl Romagna e il suo direttore, Tiziano Carradori". Il consigliere regionale e candidato di FdI alle prossime elezioni, si riferisce con fermezza alla sentenza che ha condannato l’Ausl Romagna a risarcire i medici del 118 lasciati senza stipendio per cinque mesi nel 2022, ‘rei’ di aver aderito volontariamente al progetto di sostegno ai Pronto Soccorso. L’esponente forlivese di Fratelli d’Italia punta il dito appunto sul direttore Carradori, che definisce "una guida inadeguata per la sanità romagnola".

Pompignoli passa a elencare le mancanze che attribuisce alla gestione dell’Ausl: "Dal taglio dell’automedica Mike di Meldola, passando per la revisione dell’atto aziendale, che ha spaccato in due il Consiglio di direzione, fino ad arrivare alla discutibile gestione salariale dei nostri sanitari". Il consigliere, poi, conclude con una sua sentenza: "È arrivato il momento che Carradori faccia un passo indietro e si dimetta".