SOFIA NARDI
Cronaca

Ospedale, Altini direttore: "Felice di questa sfida. Porterò le mie esperienze"

Incarico dall’inizio del nuovo anno per l’ex direttore sanitario dell’Ausl Romagna impegnato dal 2022 in Regione: "Manterrò per un po’ entrambi i ruoli. Quello a Bologna mi è servito a guardare il sistema da un punto di vista centrale".

Mattia Altini torna in Romagna sostituendo. Giorgio Martelli, in pensione a gennaio

Mattia Altini torna in Romagna sostituendo. Giorgio Martelli, in pensione a gennaio

Mattia Altini è il nuovo direttore dell’ospedale Morgagni-Pierantoni e sostituirà Giorgio Martelli, per il quale scatterà la pensione il 31 dicembre.

Altini, qual è il percorso che l’ha portata fino a ricoprire questo nuovo incarico?

"Dopo l’università, nel 2005 fui chiamato a Forlì per prendere parte a un progetto che allora era una startup: l’Irst. Lavorai prima al Morgagni e poi nella nuova sede a Meldola, dove diventai direttore sanitario. Poi, nel 2020, ho ricoperto il ruolo di direttore sanitario della Romagna, due anni e mezzo che mi hanno portato moltissima soddisfazione".

Il suo ultimo incarico, però, è stato in Regione.

"Dal 2022 mi sono occupato della programmazione regionale del servizio ospedaliero. Un compito molto interessante, che mi ha consentito di guardare il sistema da un punto di vista più centrale".

Lascerà questo incarico?

"Vengo ora da un incontro in Regione per concordare il passaggio di consegne. Si è deciso che, dai primi di gennaio, porterò avanti la mia nuova responsabilità in parallelo all’altro incarico precedente. Questa contemporaneità durerà, però, solo per qualche tempo".

Come porterà le sue esperienze nel nuovo incarico al Morgagni-Pierantoni?

"Quello che ho visto e imparato in questi anni mi ha portato a vedere due sfide essenziali che riguarderanno il Morgagni-Pierantoni e non solo. La prima concerne la sinergia con altre realtà: pur nella sua indiscutibile autorevolezza, l’ospedale avrà successo solo se saprà fare sistema con Ravenna, Cesena e Rimini, ma anche con Faenza, Riccione e Lugo. Ogni struttura, infatti, ha vocazioni leggermente diverse che si completano a vicenda e non si può prescindere da questa consapevolezza".

E la seconda sfida?

"Un’altra condizione del successo dell’ospedale è quella di essere in grado di aprirsi al territorio".

Cosa intende?

"Anche secondo i dettami del decreto ministeriale 77, per il sistema sanitario si impongono delle trasformazioni che vedranno una collaborazione sempre più stretta tra specialisti e generalisti. Significa che le cure primarie dovranno essere più integrate, con micro reti professionali che seguiranno una regia che arriva dal distretto. Dobbiamo diventare più forti per rispondere ai bisogni dei pazienti, in una versione non più verticale, ma orizzontale, capace di seguire l’iter medico di ognuno".

Il Morgagni-Pierantoni le sembra un ospedale con potenziale?

"Assolutamente. È una realtà molto forte, sia dal punto di vista della struttura che delle professionalità che vi operano. E non è datato: più che altro si dovrà pensare a un ammodernamento dei modelli organizzativi. Io, da parte mia, sono molto soddisfatto e grato di potermi cimentare in questa nuova sfida".