MADDALENA DE FRANCHIS
Cronaca

L’impero delle noci in Romagna: "Salvateci dall’America"

Entro il 2025, un quarto della frutta secca italiana sarà made-in-Romagna. "Ma la California ci invade con quelle a prezzi stracciati"

Le noci dell’azienda New Factor, capofila del progetto In-Noce

Forlì, 25 gennaio 2021 - Fermare l’invasione delle noci californiane, onnipresenti sui mercati europei a prezzi stracciati. E convincere i consumatori a preferire le filiere locali di alta qualità, come quella – interamente ‘made in Romagna’ – del progetto In-Noce. È la sollecitazione arrivata, nei giorni scorsi, da una trentina di produttori agricoli romagnoli, capitanati dalla riminese New Factor, azienda leader nella commercializzazione di frutta secca per la grande distribuzione, guidata dal forlivese Alessandro Annibali. Con 42 milioni di fatturato e circa 80 dipendenti, New Factor è motrice del progetto In-Noce, nonché pioniera della coltivazione hi-tech di noci, avviata, negli anni Novanta, nell’azienda agricola di San Martino di Forlì, che Annibali aveva ereditato dalla madre.

La concorrenza spietata delle noci provenienti dagli Usa (tuttora primo esportatore mondiale), ‘drogate’ dai consistenti sussidi erogati dal governo Trump agli agricoltori e spinte da un surplus di produzione pari a +20% rispetto al 2019, ha fatto sì che i gherigli a stelle e strisce fossero venduti, sugli scaffali dei supermercati italiani, a meno di 4 euro al chilo. Un prezzo addirittura inferiore al costo di produzione sostenuto dalle aziende agricole romagnole che, per intraprendere il progetto della nocicoltura ad alta tecnologia e a basso uso di pesticidi, si sono fatte carico di investimenti ingenti. E la competizione non si gioca più solo con la California, se è vero che, a fronte della crescente richiesta di frutta secca da parte dei consumatori, la produzione europea di noci sta crescendo di oltre il 12% all’anno.

Un mercato di certo non facile, in cui è subentrata, quest’anno, l’emergenza sanitaria, che ha abbattuto le capacità di spesa delle famiglie italiane. Le noci, come tutto il comparto della frutta secca, sono infatti classificate come bene voluttuario di lusso. Più ancora quelle romagnole, offerte dalla grande distribuzione a prezzi raramente inferiori ai 9 euro al chilo.

«Dobbiamo comunicare meglio il valore del prodotto italiano e creare domanda aggiuntiva", dichiara a tal proposito Annibali, amministratore delegato di New Factor. "Le nostre noci, essiccate al 7% di umidità, conservano proprietà organolettiche di cui quelle californiane sono sprovviste, essendo essiccate al 3% per durare più a lungo". All’estero, inoltre, si eseguono fumigazioni con gas specifici contro insetti e coleotteri: trattamenti rigorosamente vietati nel nostro Paese. "Purtroppo i consumatori non lo sanno, altrimenti sceglierebbero con più convinzione il nostro prodotto".

Il progetto In-Noce coinvolge 500 ettari, che arriveranno alla piena produzione entro il 2025 e copriranno un quarto dei volumi nazionali. "Un esempio di filiera corta, capace di salvaguardare le varietà autoctone e l’ambiente, oltre alla qualità del prodotto", sostiene Cristian Moretti, direttore della cooperativa faentina Agrintesa, che cinque anni fa ha stretto una partnership con New Factor per promuovere una nocicoltura moderna (intensiva, meccanizzata e irrigua), secondo il modello californiano.

L’iniziativa è stata sposata, di recente, anche da Agro Noce, società ferrarese controllata dal ‘Fondo idea agro’ (un fondo dedicato a investimenti ecosostenibili in agricoltura): Agro Noce è entrata così a far parte di Agrintesa, portando in dote i suoi 170 ettari di noceti, che saranno impiantati nei prossimi due anni nel ferrarese. "Il nostro prodotto è certamente più valorizzato che in passato", conclude Moretti, "ma molto resta ancora da fare per vincere la nostra battaglia a sostegno del made in Italy".