SOFIA NARDI
Cronaca

Niente test d’ingresso per Medicina: "Difficile mettere in atto la riforma, mancheranno aule e docenti"

Il direttore del dipartimento di Forlì Franco Stella: "Si dovrebbero piuttosto migliorare le condizioni lavorative"

Il direttore del dipartimento di Forlì Franco Stella: "Si dovrebbero piuttosto migliorare le condizioni lavorative"

Il direttore del dipartimento di Forlì Franco Stella: "Si dovrebbero piuttosto migliorare le condizioni lavorative"

Forlì, 22 ottobre 2024 – Niente più test d’ingresso a Medicina. La novità è stata presentata in Senato nelle scorse ore. L’idea è quella di stabilire un primo semestre ad accesso libero, in seguito al quale verrà stabilita una graduatoria nazionale che terrà conto degli esami fatti: si potrà proseguire sulla base della propria posizione in graduatoria. Coloro che non superano la selezione per accedere al secondo semestre potranno comunque utilizzare i crediti formativi acquisiti per iscriversi ad altri corsi di laurea, senza perdere del tutto l’anno. Intenzione del governo è quella di fare in modo che il nuovo sistema sia operativo già dall’anno accademico 2025/2026, quindi quello appena cominciato potrebbe essere l’ultimo anno a ingresso chiuso.

Franco Stella, direttore del corso di laurea di Medicina di Forlì, le sembra un provvedimento sostenibile?

"Ho forti dubbi su molti aspetti, prima di tutto sulla sua applicabilità in soli dodici mesi: francamente lo vedo impensabile".

Il campus di Forlì avrebbe abbastanza aule per accogliere un numero indefinito e così poco preventivabile di matricole?

"Non solo quello di Forlì, ma nessuna università in Italia potrebbe riuscirci. Ci sono dei limiti fisiologici da rispettare".

Il problema riguarda soprattutto la carenza di aule?

"Senz’altro ci sarebbe carenza di aule e laboratori, ma anche di docenti. Pensiamo anche al costo che comporterebbe per le università".

Il sistema di valutazione a sei mesi dall’iscrizione, a suo avviso, sarebbe più giusto per gli studenti rispetto al test di ingresso?

"Non credo. Come si fa a realizzare una graduatoria nazionale utilizzando gli stessi criteri per tutti, quando siamo di fronte a singoli docenti che attribuiscono voti? Sono scettico quando si mette in dubbio la correttezza del sistema di valutazione a crocette: in Italia si utilizza spesso in diversi ambiti, già a partire dalle superiori e il mondo anglosassone ne fa ampissimo uso da molto tempo".

L’ampliamento del numero di iscritti a Medicina, però, potrebbe contribuire a risolvere il problema della carenza di medici?

"Non è questo il metodo giusto da adottare. Per avere più medici si deve rendere più attrattivo il sistema sanitario nazionale. Rendendo più adeguato e vivibile il mondo del lavoro, così, chi si laurea sarebbe incentivato a restare".

In sostanza lei boccia la riforma?

"A quanto pare presto usciranno dei decreti attuativi, perciò prima di essere troppo categorico vorrei aspettare di vederli. Io insegno da trent’anni e dirigo il corso di laurea da quasi cinque; in questo tempo mi sono fatto l’idea che prima di avanzare ogni idea sul mondo dell’università bisognerebbe entrare davvero nelle realtà italiane, vedere le aule, i laboratori e conoscere i docenti. Solo così si possono pensare a dei cambiamenti realizzabili e positivi".