Domani, lunedì 25 novembre, si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un’occasione per riflettere in tutto il mondo su un fenomeno purtroppo in crescita, con un numero sempre maggiore di femminicidi e maltrattamenti di genere. Sara, 41enne mamma di Giulio (nomi inventati a tutela della loro sicurezza), ha vissuto sulla propria pelle questa drammatica realtà: per un anno e mezzo è stata accolta nella casa rifugio della cooperativa forlivese Paolo Babini, trovando protezione dai comportamenti violenti del compagno.
Sara, lei e il papà di Giulio stavate insieme da dodici anni. Quando ha capito che certi atteggiamenti erano pericolosi?
"I primi anni sono stati sereni. Lui veniva da una situazione complicata con l’ex moglie, e io cercavo di stargli vicino, la classica ‘crocerossina’, consapevole però della sua facilità ad arrabbiarsi. Era molto possessivo: finché era il centro delle mie attenzioni, tutto andava bene. Ma quando sono rimasta incinta di Giulio, tutto è cambiato".
In che modo?
"Con il crescere della pancia, aumentavano anche le tensioni: le discussioni si facevano sempre più accese, tra urla e insulti. Dopo il parto, sono sprofondata in una profonda depressione durata circa due mesi. Lui mi è stato accanto quel tanto che bastava perché mi riprendessi, ma presto sono ricominciate le minacce e le offese. Mi ha augurato le peggiori malattie, persino la morte, estendendo il suo rancore alla mia famiglia. Secondo lui, avrei dovuto scusarmi con mia madre per essere venuta al mondo. Ogni mia parola o gesto, anche il più insignificante, diventava per lui un pretesto per attaccarmi".
Ha mai aggredito fisicamente lei o il bambino?
"Il suo strumento per farci del male erano le parole. Non ha mai alzato le mani su Giulio ma il piccolo ne era terrorizzato. Saltava di paura ogni volta che lo sgridava. Ricordo una sera, mentre guardavamo un vecchio telefilm in tv, che durante una scena di violenza tra i protagonisti, Giulio sembrava preoccupato. Cercai di rassicurarlo, ma il papà iniziò a urlare furioso, lamentandosi che non si poteva guardare più nulla e minacciando di spaccare l’apparecchio a pugni. Mi colpevolizzava di essere una cattiva madre e di crescerlo come un ‘figa lessa’. Io un paio di volte ho reagito agli insulti con degli schiaffi e in risposta ho ricevuto dei pugni in faccia".
Ha parlato di possessività. Era geloso?
"Molto, al punto che era geloso perfino dei baci dati per gioco quando ero bambina. Mi controllava il telefono. Mi diceva che ero una troia. Inoltre, tentava in tutti i modi di allontanare la mia famiglia da me e Giulio. Le visite dovevano limitarsi a pochissime volte all’anno. Io l’ho sempre assecondato perché ero innamorata ma a un certo punto non si poteva andare avanti così".
Cos’ha fatto?
"Sono andata via di casa per la prima volta nel 2022 ma dopo un mese e mezzo sono ritornata pensando di fare il bene della nostra famiglia. I problemi non hanno fatto che peggiorare così nel 2023 sono scappata".
Dov’è andata?
"Sono arrivata a Forlì, alla casa rifugio della Paolo Babini. Ero arrabbiata perché io avevo perso tutto: la casa, il lavoro e le mie amicizie. Lui invece faceva la stessa vita di sempre".
Adesso come va?
"Il papà ha avuto il permesso di vedere Giulio da aprile a settembre 2023, ma gli incontri sono stati sospesi perché ha dato in escandescenza davanti al bambino e agli educatori. Le visite erano state poi ripristinate dal giudice ma da circa due mesi è stato arrestato per denunce di vario genere: spaccio e stalking nei confronti di quella che era diventata la sua compagna dopo che noi ce ne siamo andati. La Paolo Babini è stata la mia salvezza nei momenti più difficili. Ora, io e Giulio proviamo a ‘camminare da soli’ in una casa tutta nostra".