Forlì, 28 novembre 2024 – Era in città per lavoro. Faceva l’operaio in alcuni cantieri: per l’accusa però, nel tempo libero, palpeggiava le ragazze, tra i 20 e i 30 anni e poi fuggiva come una saetta su un monopattino. Arrivava dalla provincia di Milano, ma lui è un egiziano di 25 anni; e ieri è stato condannato dal tribunale collegiale di Forlì a 2 anni e 2 mesi per violenza sessuale, 609 bis del codice penale, comma 3, ossia la fattispecie più blanda della normativa, che prevede “la lieve entità delle vicende delittuose, connotate da mancata consumazione di un rapporto sessuale completa e per la occasionalità e limitato numero di episodi”.
Il processo s’è sviluppato con rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena in caso di comprovata responsabilità dell’imputato. Il pm, Emanuele Daddi, aveva chiesto 2 anni e 3 mesi. Richiesta alla quale s’era associata l’avvocato Barbara Uribini, che sosteneva la posizione dell’unica parte civile processuale, una 20enne assalita dal 25enne al Conad di via Puntadiferro. Alla fine il collegio dei giudici (Monica Galassi, presidente, Serena Chimichi e Ramona Bizzarri) hanno di fatto accolto le richieste, infliggendo all’imputato (difeso dall’avvocato Sofia Gabellini), oltre alla pena di 2 anni e 2 mesi, anche un risarcimento di 2mila euro alla 20enne.
Lei era l’ultima delle vittime del 25enne. Era il 9 luglio scorso. La ragazza viene palpeggiata al centro commerciale. Sotto choc, fugge. Ma si ritrova quel tipo sulle scale mobili. Allora chiama un vigilantes, che la accompagna alla macchina. E subito la giovane va a fare denuncia. Quell’uomo l’ha visto bene in faccia. E infatti lo riconoscerà in foto: “Sì è lui”, dirà ai carabinieri, quando a fine luglio arrestano il 25enne, dopo averlo fermato ai giardini del parco della Resistenza. In archivio contro il 25enne i militari hanno altre tre denunce; altrettante ragazze palpeggiate: a giugno in piazza Duomo e in viale Roma (davanti a una caffetteria); ad inizio luglio in corso della Repubblica.
Dopo essersi fatto qualche giorno di carcere, il 25enne viene trasferito ai domiciliari, a Pioltello, in provincia di Milano, dove risiede. Ma intanto la macchina giudiziaria fa il suo corso. Le indagini dei carabinieri evidenziano la presunta responsabilità del ragazzo; le testimonianze delle vittime appaiono chiare. Tutte e quattro sono dettagliate nelle loro deposizioni (poi alla fine solo una di loro si costituirà parte civile nel processo). Gli inquirenti hanno a disposizione pure immagini di videosorveglianza. Il quadro probatorio sembra plastico. La difesa dell’imputato opta per il rito abbreviato. Ieri, la sentenza. Che ha disposto per il 25enne l’obbligo di dimora a Pioltello (ovvero: arresti domiciliari).