
Una vipera in Appennino. Nel riquadro, il responsabile della Sanità animale Auusl Claudio Romboli e la veterinaria Maria Elena Santandrea
Forlì, 24 aprile 2025 – Nel giro di una settimana, a Modigliana ma in due luoghi diversi, le vipere hanno morso l’80enne Ladislao Linari e un cane pastore tedesco, Juri: come riportato sul Carlino di domenica, il primo è stato ricoverato in ospedale a Faenza, il secondo nella clinica per urgenze veterinarie a Forlì. Oggi sono entrambi in buone condizioni, tuttavia gli episodi fanno discutere in paese, dove ci sono state recentemente ulteriori segnalazioni. Le vipere e tutti i rettili sono animali a sangue freddo che con l’inizio della primavera escono all’innalzarsi delle temperature. Ma sono effettivamente aumentate?
A rispondere è Claudio Romboli, direttore dell’unità operativa della Sanità animali e Igiene delle produzioni zootecniche del distretto di Forlì-Cesena dell’Ausl Romagna. “Non ci sono prove di un aumento del numero delle vipere. Però le colline hanno cambiato la loro morfologia, infatti negli anni Ottanta erano più abitate e con terreni prevalentemente coltivati mentre oggi la maggior parte sono incolti. Sono aumentati, per esempio, i cinghiali e i lupi. L’aumento di tutti gli animali selvatici è da ricondurre all’abbandono delle campagne e alla rinaturalizzazione degli ambienti. La paura delle vipere alle volte fa sì che si chiami così tutto quello che striscia: spesso ci vengono portati rettili innocui trovati morti”.
“Vipera aspis”, spiega, è il tipo di rettile di cui si parla nelle nostre zone: “Usa il veleno per uccidere gli animali di cui si nutre: roditori, rettili, anfibi. È un animale timido e fugge all’avvicinarsi dell’uomo, a differenza di alcuni colubridi, tipo il biacco o il colubro liscio o Coronella austriaca, che sono più mordaci e talora aggressivi, ma non velenosi”.
Ladislao, morso dal rettile, ha descritto i propri sintomi: un dolore fortissimo al dito, stanchezza, sonnolenza, annebbiamento, confusione. Il veleno, però, secondo Romboli, “non è in quantità mortale per un uomo adulto in buona salute: tra gli 8 e i 20 milligrammi prodotti, che di norma non vengono inoculati tutti, a fronte di 30-40 milligrammi come dose letale”. Ammette però che il quantitativo “può essere pericoloso per un bambino o per un cane, specie se di piccole dimensioni”.
È bene ricordare che la Vipera aspis è comunque una specie protetta dalla legislazione regionale numero 15 del 2006, così come i colubridi. “Dobbiamo educarci – conclude Romboli – ad avvicinare l’ambiente naturale magari parlandone a scuola e tenendo presente che ha regole, modi di vita e abitanti diversi da quello urbano; nel bosco non rischiamo di essere investiti da un’auto, però può pungerci una zecca”.
Maria Elena Santandrea è una veterinaria con ambulatorio a Modigliana: si è attivata lei per il cane Juri. “Che un cane sia morso da una vipera, mi capita a Modigliana ogni due-tre anni, mentre in clinica a Forlì c’è mediamente un caso all’anno”. Il suo consiglio è “tenere i cani al guinzaglio quando si a va passeggio in campagna per proteggere sia loro che gli animali selvatici, infatti tanti vengono uccisi o ridotti in fin di vita o messi in pericolo da cani liberi di andare in giro: come i piccoli di capriolo, leprotti, uccellini”. E se un cane viene morso dalla vipera? “Bisogna andare immediatamente da un veterinario e farlo muovere il meno possibile. Il morso è molto doloroso e col ghiaccio si può lenire il dolore. Il veleno di vipera induce diversi effetti tossici: per il sistema nervoso, il fegato, i reni, il muscolo scheletrico e il sangue”. Ad ogni modo, “con i dovuti accorgimenti si può essere tranquilli nell’andare in campagna senza demonizzare nessun essere vivente. La natura è la casa di tutti, non solo dell’uomo”.
Circola, in particolare su internet, una leggenda metropolitana: che sacchetti contenenti vipere vengano gettati dagli elicotteri al fine di ripopolare la specie. “È una storia molto fantasiosa che non ha nessun fondamento”.