Galeata, 18 febbraio 2017 - La comunità di Pianetto di Galeata ha dato l’ultimo saluto a Rosina Fabbri detta Rosella, per i più la ‘maga di Pianetto’. Nella bellissima chiesa rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli, il parroco don Massimo Bonetti ha celebrato la funzione seguita dalla figlia Ivana, dalle nipoti Sara e Stefania, dal genero Angelo insieme ad amici e conoscenti.
«Rosella era una brava persona – ricorda Duilio Bravi, che con la moglie Fernanda Santolini ha gestito per decenni il bar alimentari di Pianetto –, io le feci a lungo da centralinista: non aveva il telefono e i suoi clienti chiamavano il mio locale, poi io andavo a casa sua così poteva fissare gli appuntamenti. Spesso erano persone altolocate a cercarla, anche avvocati famosi di Roma e Milano». «Rosella – aggiunge la moglie Fernanda – era religiosa e anche generosa. Alla Festa dei fichi l’8 settembre, appuntamento più importante del paese, lei faceva sempre un’offerta generosa agli organizzatori».
Era diventata famosa facendo ‘parlare’ le carte in modo chiaro, nel bene e nel male. «Era una fine psicologa – aggiunge Bravi –, prima faceva parlare i clienti, poi iniziava il giro di carte. Sapeva interpretare con arguzia le loro aspettative. Diciamo che in termini percentuali ci azzeccava al 70% e io ho sempre rifiutato di farmi fare le carte». Una fama durata a lungo fin quando vecchiaia e malattia hanno costretto la figlia a trasferirla in una casa protetta a Forlì, dove è poi si è spenta (sua volontà offerte devolute allo Ior).
«Negli anni '80 quando ero vigile urbano a Galeata – racconta Gualtiero Cangialeoni – vedevo arrivare decine di auto con targhe da tutta la regione e da tante altre. Era una donna che sapeva districarsi tra il dolore e la felicità in modo pacato, mai sopra le righe anche se magari c’era chi la considerava un po’ stramba».
Rosella era nata a Monteguidi (Bagno di Romagna) e qui, nel settembre ’44, era scampata alla morte coi genitori. I tedeschi li avevano rastrellati perché vicino a casa loro, come ricorda l’allora staffetta partigiana Nara Lotti, era stato ucciso un loro commilitone. Un militare si accorse, però, che nella fossetta della strada era riverso un partigiano morto (Delvis ‘Tom’ Mancini, medaglia d’argento al valor militare), che aveva ucciso il tedesco prima di essere abbattuto. Un ritrovamento che salvò la vita alla famiglia Fabbri, poi trasferitasi dopo la guerra in val Bidente.